PALERMO – Otto anni fra indagini e processo. Alla fine l’accusa non regge. Tutti gli imputati sono stati prosciolti con la più ampia delle formule “perché il fatto non sussiste” dal giudice per l’udienza preliminare Ivana Vassallo.
Non avevano organizzato un’associazione a delinquere per estrarre oro in Congo ed importarlo illegalmente in Italia. Sotto processo c’era anche l’avvocato palermitano Giacomo Sparacino, considerato uno dei promotori.
Si è sempre e solo difeso nel processo, con l’assistenza dell’avvocato Fabio Bognanni, contestando l’accusa e difendendo alcuni principi di diritto. Ad esempio ottenendo che venisse dichiarata l’inutilizzabilità di alcune intercettazioni telefoniche.
Quando gli investigatori andarono a perquisire il suo studio, nel giugno 2019 – ha sostenuto l’avvocato Bognanni – Sparacino non era stato avvertito del fatto di essere indagato. Avrebbe dovuto essere iscritto nel registro degli indagati almeno dal 5 aprile 2019 per le stesse ragioni per cui erano state autorizzate le intercettazioni telefoniche.
Non luogo a procedere nei confronti di Giacomo Sparacino, Gianluca Lo Faso, Angelo Vintaloro, Ubaldo Croce, Girolamo Prestifilippo e Sebastiano Campagna. Per alcune residuali ipotesi è intervenuta la prescrizione.
Ciascuno con il proprio ruolo, secondo l’accusa che non ha retto, avrebbero portato avanti l’obiettivo di raccogliere fondi da fare confluire in una società congolese per sviluppare e realizzare un’attività di estrazione e vendita di oro. Sparacino ne aveva parlato con Angelo Vintaloro – entrambi erano considerati capi – istruttore amministrativo dell’archivio storico del comune di Corleone.
Era stato anche preparato un piano industriale con l’individuazione della miniera e un piano di estrazione eco sostenibile. Sparacino, per verificare la bontà del progetto, aveva testato con due investimenti di tasca propria la bontà dei contatti in Africa. Le cose non andarono come dovevano e il progetto naufragò, nonostante fossero stati raccolti i soldi di altri investitori (anche questa ipotesi è stata contestata dall’accusa).
Tutto è stato fatto alla luce del sole, ha sempre sostenuto il legale, certo che la verità sarebbe emersa. Nelle stesse intercettazioni non si faceva riferimento ad alcun sotterfugio per nascondere operazioni illecite. I riferimenti agli investimenti erano chiari.
Sparacino all’inizio era stato coinvolto per le sua attività professionale. Doveva occuparsi dei contratti, poi decise di partecipare agli investimenti.

