PALERMO – Giovane, ambizioso e carismatico. Un episodio, finora inedito, conferma lo spessore mafioso di Leandro Greco, nipote di Michele Greco, il ‘papa’ della mafia. Il giovane boss di Ciaculli, arrestato nel 2019, ebbe un ruolo centrale nel tentativo di ricostruzione della cupola mafiosa. Nel carcere Pagliarelli di Palermo giravano pizzini e voci.
Michele Rubino, importante uomo d’onore della famiglia di Villabate arrestato nel 2018 nell’ambito dell’operazione Cupola 2.0 contava sulla prevista scarcerazione di Giovanni La Rosa che sarebbe avvenuta il 5 dicembre successivo per indirizzarlo alla reggenza della mafia di Villabate. La Rosa è tornato in carcere lo scorso aprile.
Cosa dice il collaboratore di giustizia
A raccontare l’episodio è stato il collaboratore di giustizia Emanuele Cecala, condannato a 30 anni per omicidio: “Lui mi disse se esco, perché lui era in attesa del Tribunale della Libertà, perché praticamente eravamo nella cella a fianco nel ‘Maestrale’ sinistro io ero alla cella 12 e lui nella cella 11 perciò essendo che eravamo vicini praticamente a volte io facevo qualche cosa da mangiare qualche pizza e ce la passavo… si doveva interessare per farmi prendere un avvocato per farmi fare questa Cassazione addirittura io poi in quella circostanza gli dissi ‘Michele siccome c’ho una pala cingolata meccanica magari me la puoi fare vendere'”.
I pizzini da una cella all’altra
Nel penitenziario circolavano pizzini fra una cella e l’altra. La rete di comunicazione era fitta: “Io di questi pizzini personalmente non li ho visti… me lo ha raccontato Giuseppe Piccolo che era nella cella con lui, siccome facevamo attività fisica assieme e lui una mattina mi disse ‘lo sai ieri Michele mando un pizzino o picciutteddu sottinteso stu Greco e poi mi ha detto pure che mandò un bigliettino sopra la cella che c’era pure La Rosa che era imputato con noi nello stesso processo e gli mandò un bigliettino dicendogli che poi questo Giovanni La Rosa doveva uscire a fine pena praticamente e quando è stato arrestato con me ha preso una condanna a qualche sei anni otto mesi, perciò se non è fuori ci mancherà poco. Gli disse appena usciva di occuparsi della famiglia mafiosa di Villabate cioè tramite quel pizzino”.
Il metodo di trasmissione era tanto elementare quanto efficace: “E infatti questo Giuseppe Piccolo mi fa lo sai ha mandato un biglietto a Giovanni La Rosa che era praticamente la cella sopra di lui numero 11 le celle sono comunicanti… questo pizzino lo scrisse dentro la cella davanti a Giuseppe Piccolo perché le celle sono piccoline non è che era una cella grande come questa… che quando scrivo una cosa logicamente si capisce e lui questo Piccolo mi disse ci manda un biglietto e scrisse appena esci piglia la famiglia di Villabate perché poi lui il Tribunale della Libertà glielo hanno rigettato perciò non aveva più speranze di uscire e gli rimandava questo biglietto essendo che lui sapeva che doveva uscire”
Michele Rubino riuscì a mandare un pizzino a La Rosa passandoglielo grazie a un rudimentale paniere. Il pizzino conteneva la richiesta che Rubino rivolgeva a La Rosa affinché si occupasse la famiglia mafiosa di Villabate”. E nel frattempo Rubino si scriveva con il giovane Greco. Forse per chiedergli il via libera o per gestire qualche affare al confine fra i mandamenti di Ciaculli e Villabate.