PALERMO – “E’ stata pubblicata una nota ufficiale del Comune di Palermo riguardante il fantomatico trasferimento di 26 famiglie abitanti l’ex convento della Kalsa verso la struttura d’accoglienza Opcer a Boccadifalco. Nella nota viene addirittura minacciata la necessità di «replicare questo modello».
Facciamo chiarezza: l’ex convento della Kalsa è ancora abitato da famiglie e singoli che non hanno accettato di lasciare la loro casa per una sistemazione precaria e di allontanarsi dalla rete sociale in cui vivono da circa 10 anni (scuola per i bambini, medici di base, famiglia di origine, relazioni sociali)”.
Lo dice la confederazione unitaria di base che rappresenta alcune famiglie degli occupanti abusivi di un ex convento alla Kalsa a Palermo, “Gli abitanti dell’ex convento della Kalsa sono determinati a rimanere nelle loro case fino a che non verrà assicurata un’alternativa dignitosa e stabile che risponda definitivamente al diritto all’abitare di tutte e tutti – dice Cub – Entriamo nel merito della questione in quanto noi del sindacato Cub abbiamo seguito la lotta degli inquilini e crediamo sia necessario rispondere a questa nota grottesca, pregna di falsità e infiorettature che non rappresenta la realtà dei fatti. Prima di tutto dentro l’ex convento non sono attualmente residenti 26 famiglie, ma si tratta di circa la metà (dispiace dover smentire il quadro di sovraffollamento, sfatando l’allarmismo della giunta). A fronte dell’affidamento di tre case popolari a tre famiglie, gli inquilini (tra cui singoli cittadini extracomunitari) hanno mantenuto un clima di collaborazione con la giunta ritenendo che trovare degli alloggi popolari fosse l’unica soluzione accettabile.
La risposta del Comune invece negli ultimi giorni è stata la «proposta» di Boccadifalco, con un metodo nei fatti ricattatorio che ha sfruttato in modo vomitevole le difficoltà e la fragilità degli inquilini. I nuclei familiari che hanno accettato di entrare dentro la comunità gestita dalla sopracitata cooperativa non sono più di due, per un totale di tre persone. C’è anche un altro dato di cui noi teniamo conto e dovrebbero farlo anche i signori della giunta: dalle perizie eseguite nello stabile da parte dei vigili del fuoco e dei tecnici dello stesso Comune, si evince la non pericolosità della più parte della struttura, la quale potrebbe pertanto essere usata fin quando non vengono assegnate case vere, dignitose e definitive (non il parcheggio precario che dispone la giunta, sui quali tempi nessuna garanzia è data e, visto un primo sgombero attuato per interessi economici e non «di sicurezza», c’è molto poco da fidarsi per il futuro). Chi, dal governo, parla di «sgombero pacifico» mente sapendo di mentire, perché ad oggi, dentro l’ex convento, rimangono presenti degli inquilini che non accettano assolutamente il trasferimento”.