PALERMO – “Vabbè se è tutto segnalato 30 e buona notte”, diceva il professore del Policlinico che aveva appena esaminato uno studente. Nonostante “Gaspare” dicesse che “non è per nulla bravo questo”. Andò ancora meglio al figlio di un “amico mio veterinario”. Risultato: “La lode non gliela dobbiamo dare? Va bene, trenta e lode”.
“Questa mi è stata segnalata da mia figlia”, aggiungeva Gaspare, concludendo la frase con un “30”. E se qualcuno meritava “25”, ma era “tutto segnalato”? “Me ne fotto, ci do la lode”. Perché se si era “figlioccio” di qualcuno, arrivava un “30 e buona notte”.
Nella sala professori del Policlinico di Palermo i carabinieri del Nas, coordinati dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, avevano piazzato microspie e telecamere. Hanno registrato “Gaspare” e cioè Gaspare Gulotta, l’ex direttore del dipartimento di Chirurgia generale dell’ospedale universitario, mentre parlava con i colleghi in commissione di esami.
Le risposte date alle domande. Le lacune degli studenti o la preparazione dei più meritevoli erano solo dettagli di second’ordine.
Gli studenti venivano richiamati in stanza. Gulotta comunicava ad alta voce i voti. Per i raccomandati era l’inizio di una carriera in discesa. Per tutti gli altri rappresentava il momento della presa di coscienza che qualcun altro avrebbe avuto una marcia in più. Altro che meritocrazia.
Svela anche questo capitolo l’inchiesta della Procura di Palermo che ha coinvolto Gulotta e altri professori. Gli esami universitari sarebbero stati il gradino più basso del sistema baronale di controllo. Il più alto secondo l’accusa, era la scelta dei vincitori dei concorsi per diventare assistenti, ricercatori e primari.