Palermo, processo alla cupola di Cosa Nostra: ecco com'è andata

Processo alla cupola di Cosa Nostra, stangata definitiva ma non per tutti

La riunione convocata nel 2018. I NOMI E L'ESITO

PALERMO – Per alcuni boss la sentenza è definitiva, per altri si dovrà celebrare un nuovo processo di appello.

Approda in Cassazione il processo nato dal blitz dei carabinieri che nel 2018 azzerò la nuova cupola di Cosa Nostra. Ci sono annullamenti con rinvio, ricorsi non presentati e altri rigettati o inammissibili.

Chi non ha fatto ricorso

Per alcuni la condanna è diventata definitiva ancora prima che si pronunciassero i supremi giudici. Avevano, infatti, rinunciato al ricorso in Cassazione e sconteranno le pene Leandro Greco (12 anni), Calogero Lo Piccolo (27 anni in continuazione con altre pene), Fabio Messicati Vitale (10 anni), Salvatore Troia (11 anni e 4 mesi), Andrea Ferrante (12 anni), Giusto Francesco Mangiapane (6 anni), Matteo Maniscalco e Luigi Marino (6 anni e 8 mesi cascuno), Giovanni Sirchia (8 anni).

I collaboratori di giustizia

Stessa cosa per i tre collaboratori di giustizia: Sergio Macaluso (2 anni), Filippo Bisconti (13 anni in continuazione con una precedente condanna) e Francesco Colletti (10 anni e 10 giorni, sempre in continuazione).

Per chi ci sarà un nuovo processo

Annullamento con rinvio e dunque processo da rifare per Massimo Mulè (difeso dagli avvocati Marco Clementi, Giovanni Castronovo e Francesca Aricò). Nel caso del mafioso di Porta Nuova (in passato ha già scontato delle condanne) è l’ennesima tappa giudiziaria.

Per alcuni era il “puparo” che reggeva i fili a Ballarò, ma in primo grado era stato assolto. In appello verdetto ribaltato e condanna a 11 anni e 4 mesi. I suo legali hanno sottolineato l’anomala progressione processuale.

In appello era stata riaperta l’istruttoria dibattimentale e i collaboratori vennero a riferire episodi di cui non avevano parlato prima.

Annullamento con rinvio anche per Maurizio Crinò (aveva avuto 9 anni e 4 mesi). Difeso dall’avvocato Tommaso de Lisi, l’annullamento riguarda un’estorsione.

Stessa cosa per Giovanni Salvatore Migliore (aveva avuto 8 anni e 8 mesi). Difeso dall’avvocato Rocco Chinnici, da rivalutare una tentata estorsione e l’aggravante dell’associazione armata.

Ed ancora per Vincenzo Ganci (difeso dagli avvocati Raffaele Bonsignore e Antonio Gargano, in appello era stato condannato a 8 anni e 8 mesi per mafia ed estorsione). L’annullamento con rinvio riguarda tutti i capi di imputazione. La difesa chiederà l’immediata scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare.

Annullamento con rinvio anche per Settimo Mineo (aveva avuto 21 anni in continuazione con una precedente pena), è colpevole ma va rivisto il trattamento sanzionatorio. È difeso dagli avvocati Marco Clementi e Stefano Santoro.

Ed infine servirà un nuovo processo per Domenico Nocilla (aveva avuto 9 anni e 8 mesi, difeso dall’avvocato Maria Teresa Nascè), ma solo per rivalutare un capo di imputazione; Michele Rubino (aveva avuto 10 anni e 8 mesi, difeso dagli avvocati Domenico La Blasca e Michele Giovinco): nel suo caso si torna in appello per rivalutare la condanna per mafia.

La nuova cupola

I boss della nuova mafia convocarono la commissione provinciale di Cosa Nostra dopo la morte di Totò Riina. Settimo Mineo, anziano boss di Pagliarelli presiedette la nuova cupola in una palazzina a Baida.

Tra un pasticcino e l’altro al suo fianco c’erano Gregorio Di Giovanni di Porta Nuova, Francesco Colletti di Villabate, Leandro Greco di Ciaculli (è il nipote di Michele Greco, il ‘papa’ della vecchia mafia, e viveva in una casa museo), Giovanni Sirchia di Passo di Rigano, Calogero Lo Piccolo di San Lorenzo.

Furono tutti arrestati nel dicembre del 2018 dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Palermo, coordinati dall’allora procuratore Francesco Lo Voi (oggi a Roma), dall’aggiunto Salvatore De Luca (oggi procuratore a Caltanissetta) e dai sostituti Amelia Luise (oggi alla Procura europea), Francesca Mazzocco, Bruno Brucoli, Gaspare Spedale e Dario Scaletta (oggi consigliere del Csm).

Pedinati. Scoperti e immortalati nelle foto degli investigatori.

Le altre condanne definitive

Respinti o inammissibili i ricorsi, e dunque, condanna definitiva per Filippo Cusimano 9 anni, Stefano Albanese 9 anni, Filippo Annatelli 13 anni e 4 mesi, Giuseppe Bonanno 5 anni e 8 mesi, Carmelo Cacocciola 6 anni e 8 mesi, Francesco Caponetto 13 anni e 4 mesi, Giuseppe Costa 9 anni, Rubens D’Agostino 10 anni, Gregorio Di Giovanni 11 anni e 4 mesi (contro 14 anni), Filippo Di Pisa 8 anni.

Ed ancora: Michele Grasso 8 anni e 8 mesi, Marco La Rosa 6 anni e 8 mesi, Gaetano Leto 12 anni e 8 mesi, Erasmo Lo Bello 12 anni, Domenico Mammi 2 anni grazie all’attenuante riconosciuta dai collaboratori, Salvatore Mirino 9 anni e 4 mesi, Salvatore Pispicia 12 anni, Gaspare Rizzuto 12 anni e 4 mesi, Giovanni Salerno 10 anni e sei mesi, Salvatore Sciarabba 13 anni, 10 mesi e 20 giorni (in appello aveva avuto 14 anni), Giuseppe Serio 13 anni e 4 mesi, Salvatore Sorrentino 10 anni, Salvatore Ferrante un anno.

Le parti civili

Gli imputati dovranno risarcire le parti civili: Centro Pio La Torre (avvocato Francesco Cutraro), Addiopizzo (avvocato Salvo Caradonna), Confcommercio Palermo (avvocato Fabio Lanfranca), Sos Impresa (avvocato Fausto Maria Amato), Sicindustria, Rete per la legalità (avvocato Anna Maria Benenati), Associazione per la lotta contro le illegalità (avvocato Alfredo Galasso). Confartigiananto (avvocato Marcello Montalbano, costituito anche per l’imprenditore Giuseppe Piraino). Si sono costituiti anche i Comuni, Villabate, Ficarazzi e Misilmeri (avvocato Ettore Barcellona).


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