PALERMO – Essere tornati al successo quando quest’ultimo sfuggiva da ormai dieci turni è ormai chiaro che non può far altro che aumentare la rabbia per un finale diverso rispetto a quello che ormai si prospetta per il Palermo del neo presidente Paul Baccaglini. Vincere contro la Fiorentina, e farlo anche nel modo convincente in cui si è visto con una prestazione corale di sacrificio e corsa, aumenta i rimpianti nel club di viale del Fante e nella tifoseria che, mai come quest’anno, avrebbe sostenuto fino alla fine una squadra che avesse dato quantomeno l’impressione di credere alla lotta per l’ultimo posto disponibile per la permanenza in serie A. E invece, almeno fino al turno precedente con la sconfitta per 6-2 contro la Lazio, la formazione siciliana aveva dato chiaramente segni di resa con cinque giornate alla fine del campionato.
I tre punti a sorpresa contro i Viola invece hanno immediatamente riportato alla luce, vuoi ormai la rassegnazione alla retrocessione in serie B, le potenzialità di un gruppo che con dodici punti a disposizione e un -10 dall’Empoli dovrebbe sperare solo in una sorta di miracolo sportivo. Al contrario, guardando alla storia di questo campionato, se i rosanero avessero messo la medesima convinzione vista domenica contro la Fiorentina in altri match decisivi probabilmente staremmo qui a parlare di un Palermo in piena lotta per non retrocedere al pari proprio di Empoli e Crotone.
A partire proprio dalla sfida d’andata contro la Fiorentina, con i rosa passati da poco dalla guida di De Zerbi a quella di Corini, persa nei minuti finali per una rete di Babacar (dopo il pari di Jajalo su punizione a raggiungere il rigore di Bernardeschi) la galleria di rimpianti per i siciliani si riempie di occasioni perse per salvare una stagione quanto mai disgraziata dal punto di vista dei risultati. Come dimenticare, sempre sotto la gestione Corini, il pari casalingo da parte del Pescara acciuffato in pieno recupero con un rigore di Biraghi dopo che i padroni di casa passarono in vantaggio con un gran gol di Quaison nella prima frazione. A far rabbia è ovviamente il mancato colpo in casa del Napoli, coinciso con l’arrivo di Diego Lopez in panchina, con l’errore di Posavec sulla debole conclusione di Mertens che cancellò l’ottima prestazione della sua squadra che dopo aver sbloccato nei minuti iniziali con Nestorovski era riuscita a sventare quasi tutti gli attacchi partenopei.
In ordine di tempo poi si ricordano il pari, sempre a tempo quasi scaduto, della Sampdoria con Quagliarella a cancellare il sorriso dai volti dei tifosi rosanero e quello per 0-0 di recente contro il Bologna, alla prima di Bortoluzzi, con i rosanero in superiorità numerica per più di un’ora di gioco incapaci di superare Mirante. Facendo un rapido calcolo, e non considerando tutte le altre gare gettate alle ortiche in cui i rosanero furono i primi a passare in vantaggio, staremmo a parlare di un tesoretto di punti dilapidato esattamente corrispondente all’attuale distacco con l’Empoli (10 punti) che considerando ancora quattro gare a disposizione, con lo scontro diretto con i toscani all’ultima giornata, avrebbe significato salvezza quasi se non addirittura certa per il secondo anno di fila. Calcoli che lasciano il tempo che trovano visto che i rosanero sono già proiettati al prossimo campionato di serie B.