PALERMO – Una delle pagine più dure della recente cronaca palermitana iniziò bevendo cicchetti di alcol nella bolgia della Vucciria e finisce con le condanne. Che sono, però, meno pesanti delle richieste.
Perché dopo avere buttato giù “sette shottini di sambuca e un bicchiere di amaro uno di fila all’altro” il branco di sette giovani si spostò nel cantiere abbandonato al Foro Italico dove avrebbe stuprato una ragazza di 19 anni.
La ricostruzione della Procura della Repubblica di Palermo regge al vaglio del tribunale presieduto da Roberto Murgia.
Gli imputati e le pene
Queste le pene: Angelo Flores 7 anni, Gabriele Di Trapani 7 anni Christian Maronia 7 anni, Cristian Barone 6 anni e 4 mesi, Elio Arnao 7 anni, Samuele La Grassa 4 anni. Quest’ultimo non fece sesso con diciannovenne, ma ammise di essersi masturbato. Il Tribunale gli ha riconosciuto le attenuanti generiche e quella prevista per chi riveste un ruolo minore nella vicenda.
Gli imputati sono presenti in videocollegamento C’è un giallo. Angelo Flores ieri notte sarebbe stato picchiato in cella da altri detenuti.
La Procura aveva chiesto per gli imputati pene comprese fra dieci anni e 8 mesi e 12 anni. Le condanne tengono conto della riduzione di un terzo per la scelta del rito abbreviato.
L’accusa era rappresentata dal procuratore aggiunto Laura Vaccaro e dai sostituti Mario Calabrese e Monica Guzzardi.
L’accusa
L’impalcatura processuale si basava sulla denuncia della vittima, parte civile con l’assistenza dall’avvocato Carla Garofalo (alla diciannovenne va una provvisionale di 40 mila euro, i danni complessivi saranno quantificati in sede civile), e sul materiale investigativo raccolto dai carabinieri.
Innanzitutto c’è il video perché Angelo Flores, uno dei condannati, decise che quella scena andava filmata con il cellulare. Gli amici si alternavano durante il rapporto sessuale, lui riprendeva e rideva.
Non solo il video, ci sono anche le intercettazioni nel fascicolo del dibattimento.
Sono state registrate frasi dal contenuto inequivocabile: “Amunì (andiamo) ficchiamocela”; “Amunì che ti piace”; “Che ha preso un palo di petto?”. Dopo essere andati via Flores scrisse a un amico: “Lei era tutta ubriaca… na scricchiamo tutti”.
Il giorno che convocarono tre imputati nella caserma della compagnia di piazza Verdi i carabinieri accesero le microspie: “La struppiò… lei non voleva, faceva ‘no, basta’… i pugni che le davano e pure gli schiaffi, non respirava e quello cercava di metterglielo nel c…”.
Mentre descrivevano la scena temevano di finire “nella stessa cella” e di “spuntare nel telegiornale”. Meglio scappare “in Messico” o “in Thailandia”, dicevano.
Riccardo Parrinello, il più giovane del gruppo processato separatamente (non era ancora maggiorenne) e già condannato in appello (fra tutti ha avuto la pena più pesante: 8 anni e 8 mesi), la notte dello stupro inviò dei messaggi audio ad un amico.
Ventiquattro minuti dopo le due di notte del 7 luglio 2023, un’ora dopo che la diciannovenne era stata abbandonata in strada, davanti a Porta Felice, Parrinello diceva: “Compà l’ammazzammu… ti giuro a me matri l’ammazzammu… ti giuro a me sviniu… sviniu chiossà di na vota… minchia sette… u vo capiri manco a canuscevo io compà… ficimu un macello n’addivirtemu”.
In sette si erano divertiti mentre facevano sesso a turno con la ragazza che cadeva a terra. Perdeva i sensi e urlava “basta”.
L’amico lo riprendeva: “Però così è brutto”. “Troppo forte, invece”, rispondeva Parrinello.
La difesa
Fin qui la tesi dell’accusa, sempre respinta dagli imputati e dai difensori secondo cui la diciannovenne era consenziente.
Sarebbe stata la diciannovenne a volere un rapporto sessuale multiplo, a convincere i ragazzi a seguirla dalla Vucciria fino al cantiere del Foro Italico. Per invogliarli aveva mostrato loro dei video a sfondo sessuale.
I legali hanno raccolto la testimonianza di un’amica della vittima: “Mi ha chiamata e mi ha raccontato dell’episodio, non ha mai parlato di stupro, di cose simili. Ed anzi mi ha detto che era consenziente”.
La diciannovenne disse di aver cercato di chiedere aiuto a dei passanti. Gli avvocati hanno controbattuto mostrando le immagini delle telecamere di videoserveglianza in cui si vede la ragazza passare accanto a un gruppo di persone ma nessuna di loro si sarebbe girata.
Ed ancora la vittima ha ricevuto la telefonata di un ragazzo mentre era nel cantiere e si scambiarono anche dei messaggi. Avrebbe dunque potuto chiedere aiuto. Se non lo fece è perché, questa è sempre stata la tesi difensiva, non era in pericolo ma fu una sua scelta.
Le parti civili
Gli imputati dovranno risarcire le parti civili (mille euro ciascuno di provvisionale): Comune di Palermo, Associazione Millecolori onlus, associazione nazionale Donne in rete contro la violenza, Le Onde, Biblioteca delle Donne, Associazione Insieme a Marianna Aps, Associazione contro tutte le violenze, La Casa di Venere.
“Vorremmo sottolineare l’importanza della presenza della società civile che ha preso una posizione forte attraverso la presenza e la costituzione delle associazioni. Il riconoscimento risarcitorio alle associazioni è riconoscimento della profonda ferita inferta alla società”, spiegano gli avvocati Cinzia Manzella, Federica Prestidonato, Elvira Rotigliano, Maddalena Giardina, Alessandra Inguaggiato e Roberta Anselmi.