CATANIA – Il Gup di Catania Giuseppina Montuori ha condannato a 12 anni 8 mesi un maggiorenne egiziano per lo stupro di gruppo di una ragazzina 13enne nei bagni della Villa Bellini, il 30 gennaio scorso, per cui sono finite sotto processo sette persone, tra cui due minorenni. Il processo si è svolto con rito abbreviato.
Le parti civili
Il condannato è un maggiorenne. Lui fu il primo ad abusare della ragazzina. Ed è l’unico tra i cinque adulti ad aver scelto il rito abbreviato. La sentenza è uscita poco fa. In aula l’accusa era sostenuta dai pm Sebastiano Ardita e Anna Tranchillo. E sono parti civili la vittima, ovvero i suoi genitori dato che lei è minorenne; e il fidanzatino, che ha assistito allo stupro perchè trattenuto con la forza dal branco e costretto a non chiedere aiuto.
Poi sono parte civile il Comune di Catania, e le associazioni Bon’t worry, assistita dall’avvocato Pierfrancesco Buttafuoco; Officinaidee; il centro antiviolenza Galatea; l’associazione Insieme a Marianna; Thamaia Onlus. La ragazza, tramite i familiari, è assistita dall’avvocato Cecilia Puglisi, il fidanzatino dall’avvocato Eleonora Baratta.
Il Comune di Catania è assistito dall’avvocato Marco Anastasi, le associazioni dagli avvocati Cristina Condorelli, Veronica Siscari, Felicia D’Amico, Laura Santa Rizza.
Le pene accessorie
Il giudice ha inflitto al giovane di nazionalità egiziana varie sanzioni accessorie, come l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici, l’interdizione in perpetuo da qualunque ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all’amministrazione di sostegno, oltre che da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado.
Dopo l’esecuzione della pena, per due anni l’imputato non potrà avvicinarsi a luoghi frequentati abitualmente da minori, non potrà svolgere lavori che comprendano un lavoro che comprenda un contatto abituale con minori e avrà l’obbligo di tenere informati gli organi di polizia sulla propria residenza e sugli eventuali spostamenti.
Il processo a porte chiuse
Il processo si celebra a porte chiuse. Quattro adulti su cinque sono accusati di concorso nel reato di violenza sessuale aggravata, perché avrebbero fisicamente tenuto fermo il fidanzatino minacciandolo e costringendolo ad assistere a quanto stava accadendo. Il quinto, come detto, è colui che avrebbe materialmente abusato per primo della vittima.
“L’orrore”, così scrisse il gip Carlo Umberto Cannella nell’ordinanza con cui convalidò gli arresti, “ha avuto fine solo grazie al tentativo della ragazza di liberarsi”. Anzi, sulla base della personalità degli indagati, “poco avvezzi al vivere civile, appare probabile che, in assenza della disperata reazione, la terribile violenza sarebbe proseguita anche a opera di altri indagati”, si legge ancora nel faldone.
L’indagine
L’inchiesta dei Carabinieri di Catania è stata coordinata dalla Procura ordinaria. Per quanto riguarda invece il filone in mano alla Procura minorile, invece, che ha rinviato due giovani a giudizio (uno con rito ordinario e uno con l’abbreviato) è coordinato dai magistrati Carla Santocono e Orazio Longo.