Palermo, in rosticceria dopo il stupro e le minacce di vendetta

In rosticceria dopo lo stupro e le minacce di vendetta “a testate”

I carabinieri a Porta Felice vicino al luogo della violenza
Le indagini sulla violenza di gruppo al Foro Italico di Palermo. Prove "sotto terra"

PALERMO – Dopo averla violentata in un angolo buio del Foro Italico e, come se nulla fosse, fatto un passaggio in una rosticceria per mangiare, avrebbero anche pensato di vendicarsi per essere stati denunciati. Il 3 agosto scorso le intercettazioni dei carabinieri hanno registrato le parole di Samuele La Grassa ed Elio Arnao, due dei sette arrestati per lo stupro di gruppo subito da una ragazza di 19 anni a Palermo.

Il giudice per le indagini preliminari che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare la definisce “volontà punitiva” nei confronti della persona offesa. Una volontà che si aggiunge alle minacce fatte giungere alla ragazza affinché non rivelasse quanto accaduto al Foro Italico.

Il 3 agosto scorso i carabinieri, su ordine della Procura della Repubblica guidata da Maurizio de Lucia, convocarono La Grassa e Arnao. I due discutevano del rischio che Angelo Flores, anch’egli finito in carcere (è il ragazzo che ha filmato la violenza) avesse fatto i loro nomi. Preferivano continuare la conversazione su Whatsapp per mettersi al riparo dall’ascolto dei carabinieri.

Quindi La Grassa diceva alla madre: “Ti giuro stasera mi giro tutta la via Libertà e mi porto la denuncia nella borsetta… gli dico guarda che cosa mi hai fatto e poi gli do una testata nel naso… gli chiudo la narici con una testata”.

La madre riteneva “più utile – scrive la Procura -, per la loro posizione, una descrizione agli inquirenti della ragazza come una poco di buono”. Infine la donna, anche lei intercettata, parlando con il figlio condivideva la sua decisione di tenere nascosti i telefoni.

C’è un ulteriore passaggio che, al momento, appare misterioso anche se, secondo gli investigatori, celerebbe la volontà “occultamento” di alcune prove della loro presunta colpevolezza. Dopo aver denigrato la ragazza parlavano di qualcosa nascosta: “Poi me lo scrivi su WhatsApp dove lo hai messo”; “Cosa, il telefono?”; “Dai va bene ora comincio a nascondere io”; “Neanche in una pianta è… era in un magazzino pure in un punto sotto sotto terra... lo sappiamo soltanto io e Francesco io te l’ho detto devi sempre avere qualcosa nascosta”. Di cosa parlavano? Forse di altre immagini della terribile notte di luglio al Foro Italico.


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