Lite d'onore a Palermo: armati fino ai denti per difendere il ferito

Pistolettate per la lite d’onore: armati fino ai denti per difendere il ferito

Via Giovanni Naso, la strada del tentato omicidio
Le indagini sul tentato omicidio a Ballarò

PALERMO – Potrebbero essere intervenuti in difesa dell’uomo ferito con un colpo di pistola a Ballarò. Si continua a indagare sulla correlazione fra il tentato omicidio e l’arresto dei fratelli Michelangelo e Antonino Serio, fermati nella zona del porticciolo di Sant’Erasmo con pistole e munizioni.

Arrestato e vittima sono consuoceri

Uno dei due è consuocero di Antonino Madonia, l’uomo che si è presentato all’ospedale Civico con un proiettile conficcato nell’addome. Da qui l’ipotesi che siano intervenuti in suo soccorso, quando è scoppiata la lite. Nessuno di loro, compreso la vittima, ha aiutato gli investigatori.

Chi ha sparato in via Giovanni Naso? Dietro le pistolettate ci sarebbe una questione d’onore. Uno dei Serio potrebbe avere esploso dei colpi, ma non quello che ha raggiunto Madonia. Gli investigatori hanno eseguito lo stub, il tampone adesivo che raccoglie le tracce di esplosivo sulle mani di chi ha usato da poco tempo un’arma da fuoco.

Arrestati dopo il tentato omicidio

L’arresto dei Fratelli Serio è avvenuto intorno alle 19:30 del 4 settembre scorso, poco dopo i fatti di Ballarò. I poliziotti hanno iniziato a pattugliare la zona e hanno notato un gruppetto di persone ferme a Sant’Erasmo. Erano in tre, tutti con precedenti penali e discutevano in maniera animata. Da qui l’identificazione.

Pistola alla cintola

A quel punto i fratelli Serio hanno confessato di essere in possesso di due pistole: una calibro 7,65 e un revolver calibro 38 nascoste alla cintola. Entrambe hanno la matricola abrasa. Alcuni colpi erano in canna, mentre un’altra ventina di cartucce erano dentro una busta di plastica in un borsello nascosto nella Fiat 500 di Antonino Serio. C’era anche un proiettile calibro 40. Il giudice per le indagini preliminari Emanuele Bencivinni ha convalidato il fermo.

I due indagati, difesi dagli avvocati Giovanni Restivo e Concetta Rubino si trovano ai domiciliari con il braccialetto elettronico. Antonino Serio ha un precedente per rapina, il fratello Michelangelo per detenzione illecita di sostanze stupefacenti.

Antonino Serio è l’unico ad avere risposto alle domande del Gip. Ha raccontato che andava in giro armato perché a Ballarò è quasi obbligatorio, specie per lui che ha spiegato di essere una sorta di guardiano delle bancarelle del mercato. Una spiegazione che non ha convinto il giudice.

Oltre alle responsabilità per il tentato omicidio, su cui indagano i carabinieri del Nucleo investigativo, bisogna ricostruire il canale attraverso cui con estrema facilità i Serio si sono armati.


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