PALERMO – Avrebbe sparato tra i viale dello Zen 2 all’amico d’infanzia per un debito di 10 euro. Il giudice per l’udienza preliminare Elisabetta Stampacchia ha condannato Giuseppe Cusimano a 11 anni e 4 mesi di carcere. Una pena più alta dei 10 anni e 8 mesi chiesti dal pubblico ministero Andrea Fusco.
Il giudice ha riconosciuto una provvisionale di 20 mila euro alla vittima, Emanuele Cipriano, che si è costituito parte civile con l’assistenza dell’avvocato Antonio Turrisi.
Cusimano, 32 anni, ha preso la parola prima del verdetto. Non lo aveva fatto prima. Ha spiegato che era stato l’amico ad impugnare l’arma. Lui avrebbe tentato di strappargliela e sarebbe partito il colpo. Una tesi smentita dalla ricostruzione processuale e da alcuni messaggi WhatsApp in cui l’imputato mostrava la pistola.
La telefonata al 112
Lo scorso marzo arriva una telefonata alle 11:30 al 112, il caso passa alla squadra mobile. Quando gli agenti giungono allo Zen 2 la vittima è dentro una Wolskwagen Polo ferma fra le vie Costante Girardengo e Nedo Nadi.
Fa in tempo a dire che “un mio amico mi ha sparato, Giacomo Cusimano, abita in via Egeria 17… ca nfaccio a machina (di fronte alla macchina) “.
Quindi la corsa in ospedale, a Villa Sofia, dove gli salvarono la vita con un delicato intervento chirurgico.
Le parole della madre
La madre di Cipriano racconta di avere sentito le urla che provenivano dal garage. Si è affacciata e ha sentito il figlio urlare: “‘Giacomo aiutami’, anche io ho urlato… non mi ha ascoltato…. ha indossato il casco ed è scappato”.
La madre si è spostata a casa di Giacomo, di un anno più piccolo della vittima, che abita sempre allo Zen 2 a poche centinaia di metri, dove c’era una ragazza, forse la moglie di Cipriano, che “mi ha detto che non le interessava quello che le chiedevo”.
I “falchi” della mobile
I “falchi” della squadra mobile rintracciano Cusimano due ore dopo a pochi passi da via Libertà. Agli atti del fascicolo finiscono i messaggi audio WhatsApp che i due si sono scambiati la sera prima del tentato omicidio. I toni erano pesanti e offensivi. Litigavano per i dieci euro e per un appuntamento mancato. Il movente della droga e della criminalità è stato scartato. Sono rimasti in piedi solo in futili motivi.