"Quando Beppe Lumia voleva Matteo Tutino primario"

“Quando Beppe Lumia voleva Matteo Tutino primario”

Il racconto di Massimo Russo alla commissione antimafia

PALERMO – La storia del chirurgo plastico Matteo Tutino, condannato a 7 anni per falso e peculato, riporta alla memoria la stagione politica del governatore Rosario Crocetta di cui Tutino era medico personale.

Massimo Russo

La stagione dell’antimafia urlata e della rivoluzione mancata. Una rivoluzione a cui in tanti avevano creduto. A cominciare da Lucia Borsellino che accettò l’incarico di assessore regionale alla Sanità, convinta di potere aprire una nuova fase dopo i governi di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo. Di nuovo, però, alla prova dei fatti ci fu ben poco.

Il sogno andò in frantumi. Dopo meno di tre anni, nel 2015, la figlia di Paolo Borsellino lasciò l’incarico. Il fratello Manfredi scelse la commemorazione per la strage di via D’Amelio, al Palazzo di giustizia di Palermo e davanti al presidente Sergio Mattarella, per pronunciare parole durissime: “Lucia ha portato la croce perché voleva una sanità libera e felice ed è rimasta per amore di giustizia. Per spalancare le porte di una Sanità al centro da sempre di interessi e malaffare anche mafiosi. Lei è e sarà sempre la più degna figlia di suo padre”.

L’antimafia aveva scelto la sacralità di un nome per farne un paravento. E così Lucia fece un passo indietro. Erano i giorni in cui, al di là di ciò che è stato giudicato penalmente rilevante, le intercettazioni confluite nel fascicolo del processo svelavano gli interessi della politica sulla sanità. Matteo Tutino e l’allora manager di Villa Sofia, Giacomo Sampieri, discutevano di nomine in giro per la Sicilia. Parlavano della “lista” da mostrare al “presidente”.

Fin qui è storia nota alle cronache giudiziarie. C’è un capitolo inedito a molti. Nell’ottobre 2020 la commissione regionale antimafia guidata da Claudio Fava si occupò di sanità e convocò in audizione il magistrato Massimo Russo che era stato assessore del governo Lombardo.

Russo, oggi tornato a indossare la toga, raccontò un episodio. Un giorno il presidente Lombardo gli disse “guardi non esca perché c’è una persona che la vuole incontrare”. Era il senatore Giuseppe Lumia, ispiratore del governo della rivoluzione, che gli disse: “Massimo dobbiamo parlare della vicenda Tutino. Tutino deve fare il primario”. Russo tagliò corto: “Tutino con me non farà il primario, intanto perché non me ne occupo e comunque non farà il primario”. A quel punto Lumia “alzò la voce fino a quando tirò fuori il telefonino: ‘Ma tu non lo capisci che noi senza la Procura della Repubblica di Palermo non possiamo governare. Non lo capisci chi lo vuole Tutino lì?”. Chi era? “Tirò fuori il telefonino e mi fece leggere un messaggino. Vidi soltanto, dico quello che ho visto, che il messaggino che riguardava Tutino veniva da un tale Antonio e mi disse che era Antonio Ingroia, che all’epoca era procuratore aggiunto di Palermo. Io gli feci un buffetto sulla faccia, gli dissi una parola che non ripeto e me ne andai. Punto”.

Lumia aveva davvero ricevuto un messaggio da Ingroia? Di sicuro l’ex magistrato e oggi avvocato in passato ha negato di avere presentato Tutino, di cui era amico, a Crocetta. Si erano frequentati e poi allontanati. Il chirurgo si era riavvicinato, raccontava Ingroia, al rientro del magistrato dal fugace incarico in Guatemala per conto dell’Onu e prima che Ingroia si lanciasse in politica. Tante ambizioni, pochissimi voti. Tutino voleva essere inserito in lista. La riposta fu no. Ingroia sapeva del difficile rapporto fra Tutino e Lucia Borsellino.

Un giorno, quando non era più assessore, Massimo Russo incontrò la figlia del magistrato “che per altro era stata mandata da me a Roma per verificare i titoli di Tutino (Lucia Borsellino che prima di diventare assessore alla sanità era stata dirigente generale)… le dissi: ‘Occhio. Perché si dice che Tutino sia il medico di Crocetta e ti faranno delle pressioni per farlo diventare primario’ e infatti, divenne primario. Queste erano esperienze personali, mi facevano pensare che quel governo e quei personaggi non avrebbero mai potuto soddisfare le esigenze della sanità nei termini di trasparenza, interesse pubblico che io mi ero sforzato di assicurare”. Tutino fu scelto come primario. Ieri è stato condannato al processo sulle presunte irregolarità nella gestione delle sale operatorie.


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