Palermo, condannato a 7 anni il chirurgo plastico Matteo Tutino

Palermo, condannato a 7 anni il chirurgo plastico Matteo Tutino

Quattro anni all'ex manager di Villa Sofia, Giacomo Sampieri

PALERMO – Sette anni a Matteo Tutino e 4 anni a Giacomo Sampieri. Sono gli unici condannati al processo sugli interventi di chirurgia plastica eseguiti all’ospedale Villa Sofia di Palermo. Il verdetto è stato emesso dalla terza sezione del Tribunale presieduta da Fabrizio La Cascia.

Un solo assolto nel merito, Damiano Mazzarese, dirigente del dipartimento di Anestesia e rianimazione (difeso dall’avvocato Sergio Monaco). Prescrizione per Giuseppe Scaletta, ispettore della Digos, e Mirta Baiamonte, PhD prof, specializzata in procreazione medicalmente assistita. I reati ipotizzati a vario titolo erano truffa, abuso di ufficio, peculato e falso. Solo il peculato e il falso non sono stati assorbiti dalla prescrizione.

Per Tutino, ex primario del reparto di Chirurgia maxillo facciale, e per Sampieri, ex manager dell’azienda ospedaliera, è stata decisa l’interdizione per 5 anni. Dovranno anche pagare delle provvisionali per i danni alle parti civili: assessorato regionale alla Sanità (20 mila euro), Ordine dei medici (15 mila) e azienda ospedaliera Villa Sofia (25 mila), rappresentate dagli avvocati Mauro Torti, Corrado Nicolaci e Fabio Cosentino.

Tutino era il medico personale dell’ex governatore siciliano Rosario Crocetta che lo volle a Palermo. I lori nomi sono stati protagonisti di una lunga stagione di polemiche e scandali, di denunce e contro denunce, ma anche di chiacchiericci. Tutino denunciò di essere stato vittima di intimidazioni. Qualcuno gli aveva reso la vita impossibile. Per altri la sua nomina rispondeva, solo ed esclusivamente, alla logica spartitoria degli incarichi da parte della politica. Nel 2014 il blitz dei carabinieri del Nas in ospedale sulle presunte irregolarità in sala operatoria.

La difesa di Sampieri

La Procura aveva chiesto l’assoluzione di Sampieri “per non avere commesso il fatto” per il capo di imputazione più grave: il concorso in peculato con Tutino per l’utilizzo improprio delle sale operatorie. “Un commissario straordinario di un complesso ospedaliero – spiega l’avvocato di Sampieri, Vincenzo Lo Re, che impugnerà la condanna – dove operano in venti sale chirurgiche specialisti di varie branche per 80 interventi al giorno, da ortopedia a cardiochirurgia, non si può pretendere dal dottore Sampieri, né giuridicamente, né fisicamente un controllo sulle condotte dei singoli chirurghi. Questa tesi era stata anticipata, con onestà intellettuale, dalla stessa Procura – conclude il legale – nella richiesta assoluzione e rinforzata dalla difesa alla luce di sei anni di dibattimento”.

Secondo i pubblici ministeri Andrea Zoppi e Giacomo Brandini, Tutino avrebbe eseguito interventi estetici spacciandoli per funzionali e cioè necessari a salvaguardare la salute dei pazienti. Il tutto senza avere scelto il regime di attività intramuraria. L’ex primario avrebbe dirottato i pazienti in ospedale, scavalcando il centro di prenotazione e le liste di attesa. Si sarebbe fatto pagare per operazioni che non avrebbe potuto eseguire in ospedale, falsificando le cartelle cliniche affinché i pazienti ottenessero dal servizio sanitario nazionale un rimborso che non gli spettava.

La difesa di Tutino

Tutino ha sempre respinto le accuse sostenendo di avere “salvaguardato la vita delle persone“, di essere “uno specialista e quindi perfettamente in grado di capire quando un intervento è funzionale o estetico”. Il suo legale, l’avvocato Carlo Taormina, ha parlato di gravi irregolarità nell’inchiesta, contestando l’autenticità delle firme apposte sulle cartelle cliniche.


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