PALERMO – Era stanco di attendere, pretendeva di essere visitato subito. Non ha quindi esitato: è passato subito alle minacce, tra urla e insulti ha scatenato il caos nel reparto di Medicina interna dell’ospedale Cervello di Palermo, dove per l’ennesima volta è stato necessario l’arrivo dei carabinieri. Un medico è ancora una volta stato preso di mira da un paziente, i militari sono riusciti a placare gli animi e per l’uomo è scattata la denuncia.
Il protocollo di sicurezza
Stavolta non si è arrivati alla violenza fisica, ma la sanità continua a fare i conti con un fenomeno sempre più diffuso e preoccupante. Il recente protocollo di sicurezza siglato dal presidente della Regione Renato Schifani, dal prefetto Massimo Mariani e dall’assessore regionale alla Salute, Daniela Faraoni, proverà a contrastare gli episodi che continuano a mettere in difficoltà il personale sanitario delle strutture pubbliche e dei mezzi di soccorso.
Previste la promozione di campagne istituzionali di comunicazione, la mappatura delle aree e degli orari più critici in termini di aggressioni, la programmazione di interventi di formazione per il personale e l’installazione, nei punti di erogazione dei servizi sanitari e sui mezzi di soccorso, dei “Panic Button”, per richiedere l’immediato intervento al 112, riportando i dati identificativi del mezzo o del luogo da cui arriva la chiamata.
D’altronde, negli ultimi mesi, i casi di violenza si sono tristemente ripetuti. Operatori del 118, medici e infermieri sono rimasti feriti dopo le aggressioni subite all’interno delle aree di emergenza o durante le operazioni di soccorso.
“Una situazione che peggiora”
Una escalation che Alfredo Caputo, primario di Endocrinologia oncologica all’ospedale Cervello di Palermo, ha amaramente commentato: “Da un anno a questa parte non è cambiato nulla, anzi, la situazione sembra peggiorare”. E lo ha detto dopo avere vissuto in prima persona l’incubo della violenza nell’ambito della sanità, visto che nel 2024 ha rischiato di morire dopo essere stato aggredito da un paziente armato di taglierino.
Un infermiere ha rischiato di essere strangolato
A fine maggio l’ennesimo episodio proprio nello stesso ospedale: i familiari di una donna che era stata poco prima ricoverata hanno seminato panico e paura. Ad avere la peggio, un addetto alla sicurezza e un infermiere, quest’ultimo ha mostrato i segni dell’aggressione sul collo: hanno tentato di strangolarlo.
La violenza al Civico
Due settimane prima, a trasformarsi in ring è stato il pronto soccorso dell’ospedale Civico. Qui il fratello di un ragazzo che ha investito e ucciso un uomo in via Buonriposo e rimasto a sua volta ferito, ha picchiato un medico che gli aveva chiesto di parlare a bassa voce. Il giovane è stato arrestato, per la vittima sono stati necessari otto punti di sutura.
Operatori del 118 nel mirino
E non va meglio agli operatori del 118: “Noi cerchiamo di salvare delle vite – hanno detto dopo l’ennesimo attacco – ma non possiamo mettere a repentaglio le nostre ogni volta. Non vogliamo essere degli eroi, ma svolgere semplicemente il nostro lavoro”.
Lo sanno bene i soccorritori intevenuti allo Zen, in via Perpignano o a Brancaccio pochi mesi fa, che sono stati presi di mira dai familiari delle persone soccorse. Nel primo caso, medici infermieri e l’autista dell’ambulanza, sono stati spintonati, chi era alla guida del emzzo di soccorso è stato spintonato e fatto scendere.
In via Perpignano, invece, un autista del 118 è stato picchiato in ambulanza dallo stesso paziente che aveva poco prima soccorso in seguito a una caduta per strada. E’ dovuto intervenire un altro mezzo di soccorso per l’equipaggio. “Non è possibile lavorare così – avevano in quel caso commentato le vittime -. Alla fine rischiamo di finire in ospedale noi, è paradossale”.
I soccorritori aggrediti due volte
E a Brancaccio, è partita invece una vera e propria escalation di violenza, iniziata in strada e poi proseguita in ospedale, dove è stata trasportata una donna. I familiari si sono scagliati contro i soccorritori per un presunto ritardo, una volta giunti al Buccheri La Ferla, medici e infermieri sono stati nuovamente aggrediti.
“Atti di pura follia”
“Atti di pura follia – ha detto in quel caso Fabio Genco, direttore della centrale operativa del 118 della Sicilia Occidentale -. Questi episodi non sono più tollerabili è davvero snervante lavorare per salvare delle vite quando si viene ostacolati a livelli del genere. I nostri operatori non possono rischiare di finire ogni volta al pronto soccorso. Serve rispetto, ne va della vita stessa di chi soccorriamo”.
“Una sanità che accoglie tutti”
“La sanità della Regione che funziona è silente, è operosa, accoglie tutti – ha scritto l’assessore Daniela Faraoni in merito al nostro articolo sulla sanità dal titolo: ‘I miracoli della Sanità siciliana’ -. Cura tutti e non gira le spalle, neanche ai fragili che diventano violenti nei nostri pronto soccorso”.

