Pane, caffè e pizzo | Così i boss si mimetizzano - Live Sicilia

Pane, caffè e pizzo | Così i boss si mimetizzano

Il ragazzo del racket in azione

Le telecamere inchiodano i nuovi boss. Le immagini del ragazzino estorsore.

PALERMO – Il ragazzino ha appena sedici anni, ma si muove col piglio di chi il lavoro sporco lo fa da chissà quanto tempo. Riceve l’ordine, attraversa la strada e blocca con l’Attak la serrature di una pompa di benzina nella zona del porto di Palermo.

Il “Grande Fratello mafia” inchioda boss e picciotti della nuova mafia che si mischiano fra la gente. È fra la gente, però, che i carabinieri si appostano e piazzano telecamere che riprendono i clan in servizio permanente ed effettivo. Da Santa Maria di Gesù al Borgo Vecchio, si danno appuntamento nei negozi di barbiere, al bar o al panificio. A volte i locali sono degli stessi mafiosi finiti in carcere nei recenti blitz dei militari del Nucleo investigativo del Comando provinciale e del Ros.

C’era un gran viavai, ad esempio, al panificio Badalamenti di via Crispi, una delle attività commerciali finite sotto sequestro perché riconducibile a Fabio Bonanno, uno degli ultimi arrestati. Fu Bonanno ad impartire gli ordini al ragazzino. Anche qui sono arrivate le telecamere dei carabinieri. E l’album delle foto si è arricchito.

I fratelli Tantillo, Domenico e Giuseppe, che al Borgo Vecchio detenevano il potere, erano certi di avere i giorni contati. Prima o poi li avrebbero arrestati. E così si attivarono per la successione. Ecco come ricostruisce quei giorni Giuseppe Tantillo, che nel frattempo ha deciso di collaborare con la giustizia. Le sue dichiarazioni sono entrate a fare parte dell’ordinanza di custodia cautelare che il mese scorso ha raggiunto diciotto persone. Li lista si apre con Elio Ganci, indicato come l’ultimo uomo forte della cosca.

E arrivò il giorno della successione. Tantillo, che era già in carcere, seppe “per tramite di mio nipote Luigi Miceli… tramite mio nipote lo so che ha iniziato a gestire lui e che Fabio Bonanno si occupa di estorsioni, perché già si è occupava di estorsioni quando c’eravamo anche noi”. Poi, ha aggiunto altri particolari sulla nomina di Ganci: “Noi avevamo domandato a lui se era disponibile, nel caso ci fossero stati arresti se lui era disponibile a proseguire diciamo questa…. l’estorsione, cioè la reggenza del Borgo Vecchio, in cui noi parlammo con Calcagno e in quanto ci portò un giorno a Di Giovanni…. a Gregorio Di Giovanni (già condannato per avere retto il mandamento di Porta Nuova, è uno degli scarcerati eccellenti per fine pena, ndr) in quanto si decise che Elio Ganci potesse gestire la famiglia del Borgo Vecchio. E ci fu un incontro, che ci siamo spostati al Bar Kentia”. Ancora una volta è in mezzo alla gente comune che i boss prendono le decisioni più importanti. Il mensile S in edicola dedica un altro altro articolo alla vicenda.


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