"Paolo Taormina, una tragedia annuncia"

“Paolo, ennesima tragedia annunciata. Allo Zen ostaggi dei violenti”

La denuncia del parroco del quartiere, don Gianni Giannalia
PALERMO
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“L’omicidio del povero Paolo Taormina è la tragica cronaca di una morte annunciata. Provo un profondo dolore per questa vita giovane e innocente spezzata. L’amarezza è diventata, se possibile, più acuta, quando abbiamo saputo che l’autore presunto proviene dallo Zen”.

Padre Giovanni Giannalia, parroco di San Filippo Neri allo Zen, è sconvolto. L’omicidio di Palermo ha avuto un’eco terribile ovunque e nel quartiere di Gaetano Maranzano che ha sparato e ucciso.

“La percezione di noi che abitiamo qui allo Zen – dice il parroco – è di una progressiva perdita di controllo. La gente del quartiere, che nella sua maggior parte è umile e laboriosa, vive la condizione paradossale da un lato di sentirsi additata come la feccia della città e dall’altro di essere ostaggio di un gruppo di prepotenti che nel quartiere la fa da padrone”.

Padre Giovanni è inarrestabile: “Paolo è stato ucciso per aver reagito. Questo gli fa onore. Ma tocca allo Stato in primis garantire la sicurezza e l’ordine, cose entrambe che nel quartiere mancano”.

“Sono convinto che nel quartiere ci sia un grande potenziale di bene – conclude -. Dobbiamo tutti scuoterci e fare la nostra parte. Riguardo alle istituzioni mi pare fondamentale affrontare questa situazione come una emergenza. Il disordine diffuso mina la fiducia nelle istituzioni e il fatto che personaggi come l’autore dell’omicidio si affermino sul territorio può creare emulazione in giovani fragili e deboli, che li percepiscono come modelli vincenti.”.

Un delitto atroce. Uno stigma. Una sofferenza terribile per chi piange. L’isolamento di chi, comunque, non si arrende.

Don Giannalia, al telefono, sospira: “Speriamo che questo fatto terribile produca una forte reazione nelle istituzioni e in tutti noi. Lo dobbiamo a Paolo e alla sua famiglia che tanto sta soffrendo in questo momento e alle tante persone che sono ostaggio di questa sotto cultura di violenza, prepotenza e morte”.

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