PALERMO – La parentela con un mafioso della Kalsa aveva un peso maggiore di quella con un boss di Porta Nuova. Almeno questo pensavano gli uomini del mandamento di Santa Maria di Gesù che nei giorni scorsi è stato azzerato dai carabinieri del Ros con l’arresto di ventisette persone.
Un ristorante in via dell’Orsa Maggiore era stato preso di mira dal clan. Gli imponevano il pagamento del pizzo e pure le forniture di zucchero, farina e pesce. Nell’ordine dei pagamenti, così disse Salvatore Profeta a Natale Gambino, “prima gli facciamo andare questo ri cuozze… prima di Di Giovanni.. questo che è… parente di questo che è uscito ora… giusto… chistu di Scintilluni… Ausa”.
Il riferimento era a Giuseppe Ruggeri, genero di Antonino Lauricella, soprannominato ‘u scitilluni, boss del rione Kalsa arrestato dopo un periodo di latitanza e di nuovo libero per fine pena. Anche Ruggeri è finito nei guai perché sarebbe stato il braccio destro di Paolo Calcagno, reggente del mandamento di Porta Nuova e grossista di prodotti ittici.
Ruggeri doveva avere la precedenza a discapito di un altro fornitore, Giuseppe Di Giovanni, parente di Gregorio Di Giovanni, reggente del mandamento di Porta Nuova prima di Calcagno. Anche lui ha finito di scontare una pena. Di Giovanni era il numero uno a Porta Nuova anche nel 2010, quando veniva brutalmente assassinato l’avvocato Enzo Fragalà. Francesco Chiarello, il pentito che ha fatto riaprire l’inchiesta sull’omicidio del penalista, lo ha tirato in ballo pesantemente, ma il racconto di un solo collaboratore non è sufficiente a fare scattare l’incriminazione.