“Dobbiamo necessariamente intervenire”, dice in conferenza stampa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il contagio corre e cresce il rischio di tenuta del sistema sanitario soprattutto in alcune regioni, ha spiegato il premier. Non più misure identiche in tutto il territorio nazionale, per evitare misure eccessivamente restrittive in regioni che hanno situazioni meno gravi. Le nuove misure entreranno in vigore venerdì 6 novembre e resteranno in vigore fino al 3 dicembre. “Poco fa il ministro Speranza ha adottato un’ordinanza che ha individuato le regioni”.
Conte ha elencato le regioni dell’area gialla, quella dove le restrizioni sono più contenute: non c’è la Sicilia (c’è la Campania, invece, che oggi avuto più di 4.000 contagi). L’Isola quindi come si temeva finisce tra le regioni arancioni, insieme alla Puglia.
I divieti e le chiusure
E’ vietato quindi uscire dalla regione e spostarsi da un comune all’altro se non per usufruire di servizi che non ci sono nel proprio comune. Chiudono bar e ristoranti, permesso l’asporto fino alle 22 e il domicilio. Inoltre si applicano le misure delle zone gialle: chiusura nel fine settimana dei centri commerciali, didattica a distanza per le scuole superiori, sospesi i giochi anche nelle tabaccherie, chiusi musei, mostre, teatri, cinema, coprifuoco dopo le 22.
“Non abbiamo alternative. Comprendiamo il disagio, la frustrazione e la sofferenza psicologica ma dobbiamo tenere duro”, dice il primo ministro. Che annuncia un nuovo decreto legge per i ristori di quanti sono colpiti da queste chiusure.
Perché la Sicilia?
Sarà interessante capire in base a quali parametri la Sicilia viene relegata prudenzialmente tra le zone arancioni e, per esempio, la Campania, che è la seconda regione italiana per casi attivi in zona gialla.
Si sa che tra i parametri presi in considerazione dal governo c’è la capacità di tenuta del sistema sanitario, un parametro in cui la Campania o altre regioni fornirebbero maggiori garanzie. E’ lì il punto debole che condanna la Sicilia – che ai tempi della chiusura totale imposta indistintamente a ogni regione era una delle zone meno colpite dal virus – a vedere le saracinesche abbassate da venerdì? Il Pd la pensa così, accusando Palazzo d’Orleans. Mentre la Regione con il governatore Musumeci già contesta la scelta di Roma.