PALERMO – La miccia la accende Pietro Salvino, marito della deputata ex Movimento cinque stelle Claudia Mannino, commentando la candidatura dell’avvocato penalista Valerio D’Antoni alle Parlamentarie grilline: “Chissà se adesso certa magistratura comincerà a realizzare che qualcosa di strano si è configurato nell’ormai farsesco caso delle cosiddette firme false…”. La frase scritta su Facebook riporta indietro le lancette della politica palermitana: è il gennaio del 2017 e a seguito del ciclone firme false spunta un’indagine anche sull’allora vincitore delle Comunarie Ugo Forello, amico di D’Antoni fin dai tempi di Addiopizzo. Si tratta di una inchiesta, poi archiviata dal gip Lorenzo Matassa, figlia di un esposto dei cinque deputati nazionali eletti tra le file dei grillini: Riccardo Nuti, Giulia Di Vita, Claudia Mannino, Chiara Di Benedetto e Loredana Lupo. La vicenda Forello, il quale nell’esposto viene accusato di aver manovrato per screditare la vecchia guardia grillina in città, si intreccia con quella sulle firme false che vede indagati – oltre a Nuti, Di Vita e Mannino – anche diversi attivisti e i deputati regionali Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca. Quest’ultima decide di collaborare fin da subito con i magistrati, affidando la propria difesa a D’Antoni che oggi è in corsa per un posto nel plurinominale di Palermo, così come anticipato da Livesicilia.
Oggi Salvino, anche lui sotto processo per i fatti del 2012, si chiede: “E’ mai possibile che la principale accusatrice (non realmente reo confessa) debba avere come legale difensore un candidato (D’Antoni) alle prossime politiche che ha beneficiato e beneficerà del rinvio a giudizio di alcuni validi deputati ed attivisti storici del M5s?”. Parole che riportano alla luce il fiume di veleni e diffidenze che da anni ormai scorre nelle viscere del Movimento cinque stelle palermitano: da un lato la vecchia guardia, dall’altro la corrente vicina a Forello che viene accusata da molti di aver ‘scalato’ il movimento cittadino con la candidatura a sindaco del fondatore di Addiopizzo nella scorsa primavera. Una scalata che starebbe continuando, dunque, con la candidatura di D’Antoni: “Queste dinamiche le avevamo previste un anno fa, spiegandole anche alla procura di Palermo – dice Nuti -. Erano già emerse per le Regionali, ora sono palesi e sotto gli occhi di tutti”.
A Salvino e a Nuti risponde D’Antoni: “Nel mio ruolo di avvocato ho difeso una deputata regionale che aveva deciso di collaborare con la giustizia raccontando la verità – sono le parole del legale -, non vedo cosa ci sia di male. Quella colalborazione con i magistrati, inoltre, tolse dall’imbarazzo l’intero movimento rispetto a un fatto che ha uno scarso rileivo penale ma che è stato gestito in maniera inopportuna sotto il profilo politico. Le accuse a Forello? Una vicenda che non stava né in cielo né in terra e per cui fu decisa l’archiviazione da parte del giudice”. E nel video in cui ufficializza la sua candidatura alle Parlamentarie un invito agli attivisti: “In Parlamento servono persone oneste e credibili. Non possiamo votare per ragioni di logica e di appartenenza a un gruppo di attivisti in competizione, o peggio, in conflitto con altri gruppi”. Frasi che sembrerebbero indirizzate a tracciare una linea con i nemici interni, anche se D’Antoni precisa: “Non mi piacciono le fazioni e le correnti. E’ soltanto un invito a remare tutti nella stessa direzione e per il bene del movimento”.