Parte la manovra finanziaria | All’Ars il Dpef: Sicilia terra d’evasori

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22 Dicembre 2015, 16:07

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PALERMO – Non siamo giunti, forse, ai livelli fin troppo sinteticamente descritti dal cantante Roberto Vecchioni. Ma di certo, la Sicilia del 2015 è una Regione in gravissimo ritardo rispetto al resto dell’Italia. Tra le più povere, tra le più in difficoltà dal punto della crescita, con un elevatissimo grado di evasione fiscale. Dati descritti impietosamente nel Documento di programmazione economico-finanziaria che verrà discusso e approvato oggi a Sala d’Ercole, dando il via all’iter – che dovrà essere, per forza di cose, velocissimo – della manovra finanziaria. La legge si stabilità regionale è infatti stata approvata in giunta solo ieri sera. E oggi, o al massimo domattina, dovrà essere trasmessa alla Commissione bilancio e alle commissioni di merito all’Ars. Ma questo pomeriggio, come detto, si parte dal Dpef, un testo che offre una fotografia della Sicilia di oggi. E non è una fotografia incoraggiante.

Non solo ombre, ovviamente. Nel documento redatto dal governo regionale, si trova anche una lunga sezione dedicata ai progetti e alle buone intenzioni. Quelle che dovranno necessariamente cambiare la Sicilia. E che, a dire il vero, erano presenti anche negli altri Documenti analoghi degli anni scorsi. E al di là dei buoni propositi, appunto, di risultati concreti finora se ne sono visti pochi.

E a dirlo è lo stesso Dpef. Dovunque si guardi, infatti, escluse alcune eccezioni virtuose come i numeri sulle visite turistiche in aumento, si trova un segno “meno”. Persino in quei dati che, stando alle parole eccessivamente ottimistiche dello stesso presidente Crocetta, avrebbero finalmente “cambiato verso”. Il Pil, infatti, anche quest’anno avrà un valore negativo. Le previsioni per il 2015 infatti fanno segnare un -0,4%. Un dato che inchioda l’Isola a una recessione che va avanti da molti anni. La cifra, sebbene in miglioramento rispetto agli altri anni, è ancora ben lontana dai dati che riguardano l’intero Paese che fa segnare un più 0,7 per cento. Insomma, se l’Italia cresce, la Sicilia rimane in chiaro ritardo.

Anche perché il Pil negativo altro non è che il segno del calo praticamente in tutte le attività economiche. Non c’è un settore, insomma, che faccia registrare una reale crescita: l’Agricoltura è scesa dello 0,4 per cento, l’Industria di due punti (in particolare le costruzioni del 2,8%), i Servizi sono calati di poco, ma sono calati comunque.

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E a scendere, nel 2014 (gli ultimi dati ufficiali e definitivi riguardano quest’anno) è anche l’occupazione: in Sicilia si sono persi tredicimila posti di lavoro, mentre in Italia l’anno scorso si è registrata una crescita di 87 mila occupati. Così, il tasso di occupazione in Sicilia è ancora del 39 per cento (in calo, come abbiamo detto), mentre in Italia questo si attesta al 55,7%. E ovviamente l’altra faccia della medaglia è rappresentata dai dati sulla disoccupazione, che nel 2014 sono cresciuti dell’1,2% e si attestano, con quasi il 23% a un livello doppio rispetto all’Italia. La disoccupazione giovanile, poi, in Sicilia sfora il 49 per cento: un giovane su due non lavora, insomma. Nel resto d’Italia senza lavoro è un giovane su tre. Qualche segnale positivo sarebbe stato registrato nel primo semestre del 2015. Ma non è un dato “siciliano”. Anzi, rispetto al resto d’Italia la crescita è assai meno marcata.

Tutti dati che si traducono in un concetto: quello di “povertà”. Mentre in Italia, infatti, le famiglie al di sotto della soglia di povertà sono una su dieci, in Sicilia il rapporto è di una a quattro. Un dato persino peggiore del 2013 e che fa dell’Isola la terza Regione più povera d’Italia.

Ma anche i siciliani, ovviamente, hanno messo del loro. E così, se la Sicilia è terra povera e arretrata, certamente chi la abita non si è distinto per il rispetto delle regole. A cominciare da quelle fiscali. Il tasso di evasione nell’Isola, infatti, è elevatissimo. E solo di poco inferiore a quello della Regione col livello massimo di evasione, cioè la Calabria. Non sarà la Sicilia di Vecchioni, insomma. Ma tra ritardi e inefficienze della politica, povertà strutturale, eccessiva spesa per gli stipendi e disinvoltura nei confronti del Fisco, l’Isola che sarà al centro, da oggi, di una manovra finanziaria difficile e complessa, non è certamente un paradiso.

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22 Dicembre 2015, 16:07

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