PALERMO – La vera partita nel Pd siciliano si giocherà il 26 settembre all’indomani del voto. E’ questo il dato politico che emerge con evidenza dalla conferenza stampa organizzata da Carmelo Miceli, Antonio Rubino ed Erasmo Palazzotto. E il convitato di pietra, neanche a dirlo, è il segretario regionale Anthony Barbagallo. Ma andiamo con ordine. Carmelo Miceli, uomo forte di Base Riformista in Sicilia, corre per un posto all’Ars aggregando attorno alla propria candidatura “pezzi” di altre aree (il colonnello orfiniano Antonio Rubino e l’ex deputato Erasmo Palazzotto che nei mesi scorsi ha fatto ingresso nel partito staccando il ticket di “Prossima” ed è oggi impegnato in trincea a sfidare a mani nude il centrodestra in un collegio uninominale difficilmente contendibile).
I malumori per la composizione delle liste per la corsa delle politiche non sono sopiti ma diventano la tempesta perfetta per mettere insieme diverse anime pronte a dire la loro sui futuri assetti del Pd all’indomani del voto. L’elezione di Miceli determinerebbe nuovi equilibri interni e una serie di effetti a catena come lo scorrimento della lista dem al Comune di Palermo. Il primo risultato sarebbe l’elezione del primo dei non eletti: l’orfiniano Fabio Teresi. Non a caso in conferenza stampa sono presenti lo stesso Teresi e gli altri primi non eletti dem (Milena Gentile, Giovanni Raineri e Marco Frasca Polara).
Da qui l’idea di liberare “nuove energie” e fare scorrere la lisa per via di un altro fortunato incastro: la possibile elezione della consigliera comunale Teresa Piccione a Roma. Anche per questo il gruppo assicura un impegno concreto in questa tornata elettorale allontanando l’ipotesi di un disimpegno (o peggio ancora un poco edificante addio) legato ai dissapori emersi in occasione della composizione delle liste. I tre a più riprese ribadiscono con forza che “non è una nuova corrente” né “un correntone”, bensì una “idea di partito diverso”. Ma avvertono: “Il 26 settembre faremo la nostra parte, non c’è un assalto alla diligenza ma i risultati elettorali saranno un nuovo elemento”.
Al netto delle formule è realistico pensare che la resa dei conti ci sarà eccome (resta sul tavolo la richiesta avanzata di dimissioni del segretario regionale da Rubino) ma dovrà tenere conto anche di quello che avverrà a livello nazionale al segretario Letta e al vice Provenzano si chiederà conto e ragione di molte scelte in termini di alleanze ed esclusi eccellenti (soprattutto a certe latitudini: ex renziani e orfiniani cioè i più penalizzati su tutto il territorio nazionale). Ma torniamo in Sicilia. L’operazione palermitana non si fermerà al capoluogo di Regione. Si vocifera infatti che l’ormai ex coordinatore della segreteria regionale Antonio Rubino si in procinto di andare in missione in Sicilia Orientale (Catania in testa) per lavorare a un’operazione analoga. Il resto però lo faranno i numeri, nelle urne e in direzione regionale.