Pd, Renzi non stravince in Sicilia |A Caltanissetta è guerra totale - Live Sicilia

Pd, Renzi non stravince in Sicilia |A Caltanissetta è guerra totale

Salvatore Cardinale

Il dato isolano del segretario al di sotto della media nazionale. Nel Nisseno Orlando batte il segretario. Gli ex Ds contro Cardinale.

PALERMO – La grande ammucchiata non paga. In Sicilia, infatti, Matteo Renzi vince le primarie ma con percentuali ben più basse rispetto alla media nazionale. E ciò malgrado sul segretario ci sia stata la convergenza di quasi tutto il gruppo dirigente del partito siciliano con pochissime eccezioni. Un affollamento sul carro del vincitore che ha permesso a Renzi sì di vincere ma non di stravincere. Anzi, nell’Isola, caso più unico che raro in Italia, il segretario è andato persino sotto in una provincia, Caltanissetta, dove ha vinto Andrea Orlando con l’esplosione del malcontento della base.

Nell’Isola, Matteo Renzi si è attestato sul 62 per cento, ben al di sotto del dato nazionale che è stato superiore al 70 per cento. Un risultato che è la media di exploit clamorosi come quello di Ragusa, dove il segretario ha sfondato il tetto dell’80 per cento e flop disastrosi come Caltanissetta. Qui Orlando ha addirittura superato Renzi, con il 40 per cento contro il 39.

Il “caso Caltanissetta” ruota attorno al leader di Sicilia Futura Salvatore Cardinale, grande sponsor dei renziani in provincia. Qui la lista della mozione Renzi aveva candidato come capolista proprio Daniela Cardinale, parlamentare alla seconda legislatura e figlia dell’ex ministro. I circoli invece volevano puntare su un esponente del giovanile del partito. Il malumore è esploso al gazebo, con il risultato più modesto ottenuto da Renzi. E con un codazzo di polemiche e baruffe che a Gela ha portato persino all’intervento dei carabinieri e all’annullamento del voto.

Il caso di Gela era legato a un seggio aggiuntivo, considerato “occulto” da chi lo ha contestato. La querelle sull’urna fantasma ha visto contrapposti gli esponenti di Sicilia Futura sostenitori della mozione Renzi e quelli del Megafono a sostegno della mozione Emiliano da una parte (quelli che hanno denunciato il caso) e altri rappresentanti dell’establishment gelese come Miguel Donegani e Lillo Speziale dall’altra. Alla fine però è stato annullato il voto in tutta la cittadina, scontentando anche gli stessi sostenitori di Emiliano, che con il coordinatore della mozione Pino Apprendi hanno commentato: “Mentre si annulla il seggio di Gela, negando il diritto al voto a migliaia di cittadini, si permette che a Mussomeli si voti nella sede di Sicilia Futura, che in queste primarie si è insediata abusivamente”. Circostanza contestata da Cardinale (“Era una sede del Pd”, dice). Una sortita indica con precisione la direzione della contestazione di un buon pezzo di base nissena, cioè la Mussomeli di Cardinale, uno dei due soli comuni in cui Renzi l’ha spuntata in provincia (a Caltanissetta città ha addirittura vinto Emiliano, a Gela, dove il voto è stato annullato Renzi era ultimo).

Cardinale dal canto suo rinfaccia a una parte dei renziani, gli esponenti vicini a Orfini di provenienza ex Ds, di aver votato Orlando “contro mia figlia”, contravvenendo ai patti: “Abbiamo preso il 40 per cento soli contro il mondo, in una provincia dove c’è pure Crocetta, i cui amici votavano Emiliano”, dice l’ex ministro, che denuncia: “Nel Gelese non ci hanno voluto dare rappresentanti di lista. Ci sono fatti macroscopici che vanno contro il trend nazionale: a Niscemi votano in 1.200 e Renzi prende 100 voti. Siamo quanto meno perplessi”..

Ma se a Caltanissetta si è in presenza di un partito sull’orlo di una crisi di nervi, Renzi non ha brillato troppo nemmeno a Enna, dove si è fermato al 50, solo dieci punti davanti a Orlando, sostenuto da Mirello Crisafulli. Poco brillante il segretario anche a Messina (55 per cento), dove Emiliano ha raccolto un quarto dei voti. A Palermo, dove il segretario poteva contare su Cracolici, Lupo e Faraone, tre papabili candidati alla presidenza della Regione, Renzi è andato sette punti sotto la sua media nazionale. “Erano una corazzata, la lotta era impari e c’era da aspettarsi un altro risultato”, commenta Apprendi, anche alla luce dei risultati nei circoli. A Catania, dalle parti del segretario Raciti, del sindaco Bianco, del renziano emergente Sammartino e dell’assessore regionale Bargaballo, tutti con Renzi, Orlando si è avvicinato al 30 per cento. Qualcosa, insomma, nella gioiosa macchina da guerra renziana non ha funzionato.


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