La bufera tra i siciliani berlusconiani sembra non voler raggiungere una tregua, anzi. Dopo la conferenza stampa di questa mattina i toni si sono accesi ulteriormente: il Pdl cosiddetto ‘lealista’, ormai in quota di minoranza a palazzo delle Aquile, ha annunciato infatti che nelle prossime ore scriverà una lettera aperta al Presidente del consiglio dei ministri. Sul contenuto della lettera, ci sono ancora diverse ombre, ma sembrerebbe che uno dei quesiti che potrebbero essere posti sia la richiesta di espulsione dell’ala miccicheiana dal partito. ”Inviteremo Castiglione – ha detto Stefania Munafò – a sollecitare un incontro con i coordinatori nazionali. Intanto rinnoviamo l’invito, già rivolto al sottosegretario Gianfranco Miccichè dal presidente del consiglio comunale Alberto Campagna, a dimettersi dal Cipe. Poi chiederemo la rimozione del simbolo dal nuovo gruppo. Crea soltanto confusione nell’opinione pubblica. Il Pdl è uno soltanto. Così come successo all’Ars, anche in Comune, il nuovo gruppo consiliare dovrà trovare un nome alternativo”. Sulla possibilità di estromettere i miccicheiani dal partito, Munafò aggiunge: ”a breve Castiglione nominerà i nuovi coordinatori cittadini e provinciali e nessuno di loro è contemplato nei coordinamenti. Come partito, noi stiamo andando avanti e loro, nei fatti, sono già fuori”.
Stefania Munafò, come d’altronde l’intero gruppo Pdl, sembra essere stanca di questa situazione: ”già da un anno e mezzo cercavamo di evitare beghe, per il bene del partito. Adesso siamo esplosi e loro vedranno le conseguenze. Non potevano pretendere che subissimo e basta”.
Sulla vicenda si è espresso anche Manfredi Agnello, capo dei miccicheiani, tra i destinatari diretti delle accuse mosse in conferenza stampa dai ‘lealisti’: ”che nessuno pensi di scaricare le responsabilità di Amia e Gesip su chi ha bocciato l’assestamento. Le colpe sono di chi ha amministrato personalisticamente la città negli ultimi due anni e mezzo. La nostra bocciatura è dovuta al fatto che, a parte Amia, Gesip, vigili urbani e maestre d’asilo, per il resto era il solito gioco delle tre carte, per distribuire fondi pubblici. Come si poteva approvare un assestamento che prevedeva fondi per Kal’s art estate e inverno o per lo sport, con tutto quello che c’è da fare a Palermo? Poi, sicuramente, c’è anche una questione politica. Io in quanto consigliere comunale ho voluto Cammarata sindaco, non il contrario. Non gli devo niente, rispondo soltanto ai miei elettori. E loro mi chiedono di mandare a casa il sindaco”.
Sulla vicenda della lettera, invece, Agnello aggiunge: ”Non è certo Tantillo a dovermi dire se posso o meno usare il simbolo del Pdl. Se Berlusconi si esprimerà, agiremo di conseguenza”. Sulle possibili soluzioni della crisi di piazza della Vergogna, infine, Agnello conclude:”non so come andrà a finire. Finché loro non faranno governare Lombardo, noi non faremo governare Cammarata”.
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