"Peculato e falso", sospeso il capo dei vigili urbani di Isola delle Femmine - Live Sicilia

“Peculato e falso”, sospeso il capo dei vigili urbani di Isola delle Femmine

Secondo l'accusa, per anni, avrebbe utilizzato le auto di servizio per scopi personali
PROVINCIA DI PALERMO
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PALERMO – Il gip di Palermo Clelia Maltese ha disposto la sospensione per quattro mesi dalle funzioni del capo della polizia municipale di Isola delle Femmine Antonio Croce, accusato di peculato e falso. L’indagine è stata coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e dai pm Giorgia Spiri e Andrea Zoppi. I pm avevano chiesto anche il divieto di dimora, ma la richiesta è stata respinta dal gip.

Secondo gli inquirenti, il pubblico ufficiale, per anni, avrebbe utilizzato le auto della polizia municipale – due Fiat Panda – per scopi personali. Sono una ventina gli spostamenti contestati. A Croce inoltre i magistrati contestano di aver attestato falsamente la propria presenza in servizio attraverso comunicazioni mensili all’ufficio che si occupava della contabilizzazione. Nelle dichiarazioni inviate Croce sosteneva di essere in ufficio mentre, secondo le indagini, si trovava a casa.

A Croce i pm contestano anche di aver attestato falsamente che un agente aveva i titoli necessari per diventare assistente capo e poi ispettore. Il capo dei vigili risponde pure di abuso di ufficio: avrebbe procurato vantaggi patrimoniali alla S.I.A srls di cui in precedenza era stato presidente (la società aveva un altro nome all’epoca). Ha anche battezzato il rappresentante legale della società.

Secondo l’accusa la ditta, che aveva avuto in appalto i servizi informatici dal Comune, grazie all’intervento di Croce, che si sarebbe dovuto astenere visto il suo vecchio incarico, avrebbe risparmiato sull’acquisito di materiale e sul personale. I costi relativi, infatti, sarebbero stati sostenuti dal Comune e non dalla società appaltatrice. Si parla di decine di migliaia di euro, pagati con determine comunali.

L’ultima contestazione riguarda il presunto peculato di circa 17 mila euro che il capo dei vigili avrebbe incassato, senza averne diritto, per due incarichi di Responsabile unico del procedimento. Nel primo caso, che riguardava l’assegnazione dei servizi di gestione dei parcheggi a pagamento, si sarebbe autoliquidato più soldi di quanti gliene spettassero. Nel secondo, relativo alla gestione e alla lavorazione delle contravvenzioni, la liquidazione del suo compenso sarebbe avvenuta senza avere nominato il direttore della procedura. Condizione necessaria per l’erogazione dell’incentivo.

In realtà, come precisa il legale della difesa, l’avvocato Nino Zanghì, “al vaglio del gip hanno netto solo ed esclusivamente alcune delle ipotesi dell’accusa. Ed in particolare quelle relative al presunto utilizzo dell’autovettura per fini diversi da quelle istituzionali in un paio di occasioni. E l’ipotesi che aveva già formato oggetto di separata ordinanza di sequestro per equivalente in quanto il funzionario avrebbe calcolato erroneamente la percentuale spettante allo stesso non sulla base d’asta, ma sull’importo del valore della gara. Le altre ipotesi non hanno raggiunto la soglia dei gravi indizi di colpevolezza. Per ciò che residua siamo certi di potere dimostrare l’insussistenza dei fatti”.


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