Il pensionato ucciso, l'autopsia e il giallo: la figlia arriva a Leonforte

Il pensionato ucciso, l’autopsia e il giallo: la figlia è arrivata a Leonforte

Giuseppe Romano era conosciuto come un uomo tranquillo
LE INDAGINI
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LEONFORTE (ENNA) – Si svolgerà martedì pomeriggio l’autopsia sul corpo di Giuseppe Romano, il pensionato di 79 anni trovato morto nella sua casa di via Valenti a Leonforte. Di mattina i sostituti dell’ufficio requirente ennese, diretti dal procuratore Ennio Petrigni, affideranno l’incarico a un patologo forense.

Poi inizieranno le operazioni peritali. Al momento a partecipare dovrebbe essere solo il consulente della Procura. La figlia di Romano, la signora Giovanna, è giunta in macchina dalla provincia di Torino, dove vive, con il marito. La famiglia della vittima non ha ancora nominato un legale. Romano era conosciuto a Leonforte come un uomo tranquillo.

La figlia: “Sono stata in commissariato”

“Io sicuramente non andrò”, risponde la signora, riferendosi all’autopsia. “Sono stata ieri in commissariato – afferma – e non posso aggiungere altro rispetto a quanto ho già detto. Ci sono indagini in corso e dobbiamo solamente aspettare”.

La signora nei giorni scorsi a Live Sicilia aveva raccontato di vivere lontano dalla Sicilia da 38 anni. Dopo la morte della madre, lei e suo fratello si sono trasferiti. Non hanno più vissuto con il padre, che è rimasto a Leonforte. Giuseppe Romano era in pensione da tempo. “Ho saputo da una mia cugina cosa era successo, poi ho contattato la polizia – afferma la donna –. Non ho idea di come siano andate le cose, ma spero che chi ha fatto del male a mio padre non rimanga impunito”.

Le indagini sul delitto

Le indagini sull’omicidio sono aperte a 360 gradi. Gli investigatori intanto mantengono la consegna del silenzio e non trapela nulla. Ancora non è stato confermato neanche che si tratta di un omicidio, anche se le indagini ovviamente procedono in questa direzione, soprattutto per la dinamica dei fatti.

Il corpo della vittima è stato trovato in una pozza di sangue. La porta era chiusa e non c’erano segnali di effrazione. La vittima e l’assassino, forse, si conoscevano. Altri particolari dalla scena del crimine smentiscono invece la tesi del delitto a scopo di rapina, considerato che sarebbe stata trovata una somma di denaro in casa.

C’è chi parla di 3 mila euro in contanti, che si trovavano in casa e che l’assassino non avrebbe toccato. Ma anche questa è un’indiscrezione.  

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