Perché un siciliano | voterebbe per Salvini? - Live Sicilia

Perché un siciliano | voterebbe per Salvini?

Una domanda a cui è difficile dare risposte.

Semaforo Russo
di
5 min di lettura

Perché oggi un siciliano dovrebbe votare la Lega? È una domanda che da cittadino siciliano, senza appartenenze politiche e tessere di partito in tasca, mi faccio da un po’ di tempo. Perché un movimento da sempre anti-meridionalista (con allegati insulti) ritiene, assai fondatamente secondo i sondaggi, di potere estendere i suoi consensi in crescita nella disprezzata Sicilia confidando nella lacunosa memoria dei suoi abitanti?

Non mi riferisco alla frenetica campagna acquisti in atto per reclutare ceto politico, siamo abituati a vedere trafelati personaggi di seconda e terza fila precipitarsi dietro il carro del vincitore a prescindere da valori e contenuti, no, mi riferisco al comune elettore fino a ieri considerato puzzolente, parassita e fannullone dai leghisti, a quello alle prese con bilanci familiari in rosso o aziendali vicini al fallimento, con figli all’estero in cerca di lavoro, con i rubinetti asciutti quando non piove, disperato appena imbocca una strada o autostrada con gli immancabili cantieri aperti o se costretto a varcare la soglia di un infernale pronto soccorso.

Mi sono detto, sicuramente ci saranno imponenti capitoli del “contratto” del governo giallo-verde (M5S-Lega) dedicati al Sud che mi saranno sfuggiti, tali da giustificare un potenziale improvviso innamoramento per i sacerdoti del sacro Po. Magari per merito del M5S, più radicato al Sud e nei cui confronti istintivamente si è portati a nutrire maggiore fiducia rispetto agli schizzinosi guerrieri padani del “ce l’ho duro”.

Pazientemente, quindi, l’ho riletto. Cominciamo con la lotta alle mafie – la mafia non è una rogna maledetta soltanto per magistrati e poliziotti, distrugge risorse naturali e finanziarie, ricicla denaro sporco, inquina le regole del mercato vanificando le leggi sulla corretta concorrenza tra imprese, vuole giovani a spasso per reperire facile manovalanza e istituzioni malate per sostituirsi allo Stato spesso assente – e troviamo otto righe di una ovvietà disarmante: “Bisogna potenziare gli strumenti normativi e amministrativi volti al contrasto della criminalità organizzata, con particolare riferimento alle condotte caratterizzate dallo scambio politico mafioso. È necessario inoltre implementare gli strumenti di aggressione ai patrimoni di provenienza illecita, attraverso una seria politica di sequestro e confisca dei beni e di gestione dei medesimi, finalizzata alla salvaguardia e alla tutela delle aziende e dei lavoratori prima dell’assegnazione nel periodo di amministrazione giudiziaria”.

Evidentemente, ho pensato, il nodo ancora irrisolto della sconfitta definitiva della mafia, piuttosto in fase di riorganizzazione allo scopo di ripristinare la famigerata Cupola o strutture di comando similari, al racket e al pizzo mai debellati non “tira” elettoralmente quanto la finta emergenza immigrati sulla quale si spendono addirittura tre pagine del programma. Forse i pentastellati, sicuramente più sensibili al tema perché ben presenti in terra sicula come movimento e nelle istituzioni locali, avrebbero dovuto pretendere una maggiore incisività in proposito per lanciare all’alba della loro esperienza governativa nazionale messaggi precisi a Cosa Nostra.

Allora, mi sono ri-detto, probabilmente ciò che convince sarà il capitolo rivolto al Sud nel suo insieme. Macché, altre otto miserevoli righe. Leggiamole: “Con riferimento alle Regioni del Sud, si è deciso, contrariamente al passato, di non individuare specifiche misure con il marchio “Mezzogiorno”, nella consapevolezza che tutte le scelte politiche previste dal presente contratto (con particolare riferimento a sostegno al reddito, pensioni, investimenti, ambiente e tutela dei livelli occupazionali) sono orientate dalla convinzione verso uno sviluppo economico omogeneo per il Paese, pur tenendo conto delle differenti esigenze territoriali con l’obiettivo di colmare il gap tra Nord e Sud”. Un modo sbrigativo di glissare sulla questione che non va certamente affrontata alla vecchia maniera, è vero, cioè a forza di inutili, pericolosi e dispendiosi progetti a carattere assistenzialistico, ma che va affrontata nello specifico, eccome.

L’accento sulle “scelte politiche…orientate verso uno sviluppo economico omogeneo del Paese…” è semplicemente uno slogan e avrebbe un suo senso se le regioni italiane, settentrionali e meridionali, si trovassero ai nastri di partenza quasi nelle medesime condizioni economiche e sociali, così non è, il divario appare spaventoso, il termine “gap” è un eufemismo.

Proprio in queste ore, uno dei mille esempi possibili, il sottosegretario all’Interno nonché commissario varesino della Lega in Sicilia, Stefano Candiani, ha parlato della rete dei trasporti siciliana in termini catastrofici, bella scoperta. Trasporti da terzo mondo, rifiuti fino ai capelli, sanità a macchia di leopardo, infrastrutture sostanzialmente mancanti, disoccupazione giovanile alle stelle, sistema idrico fatiscente, ritardi epici su innovazione, energia e comunicazioni – potremmo continuare – non sono semplici “differenti esigenze territoriali”, ma macroscopiche espressioni di un sottosviluppo stratificato provocato dalla latitanza dei governi e dei partiti romani e da una classe politica siciliana dedita nel migliore dei casi, con le debite eccezioni, alla tutela di interessi di gruppi, corporazioni e consorterie e alla conservazione di poltrone e privilegi, con la complicità di elettori alla perenne ricerca di favori e corsie preferenziali non di rado a costo di violare legalità e diritti altrui.

Pure qui i grillini potevano marcare la differenza e formulare proposte nel dettaglio evitando un neutro rinvio al programma generale. Qualcuno potrebbe osservare, sì però ci sono le promesse elettorali – vedi tagli alle pensioni d’oro, flat tax, reddito di cittadinanza, riforma della “Fornero” con la quota 100, ecc. – un buon motivo per schierarsi con la Lega assecondandone in aggiunta le pulsioni xenofobe a noi storicamente estranee. A parte il fatto che su tali spinosi punti programmatici, ancora in discussione sul versante del faticoso reperimento dei soldi necessari, le differenze con i 5stelle sono consistenti, il quesito è: sarebbero provvedimenti in grado di trascinare la Sicilia fuori dal baratro socio-economico in cui si ritrova da lunghi decenni? Non credo, i tagli alle pensioni d’oro non migliorerebbero la sanità, il reddito di cittadinanza non farà ritornare i nostri ragazzi emigrati, la flat tax non ci doterebbe di trasporti di qualità europea, la “quota 100” non ci regalerebbe sostenibili sistemi di smaltimento dei rifiuti. Niente, la mia domanda iniziale non trova una plausibile risposta. Perché oggi un siciliano dovrebbe votare la Lega? Unicamente per resistere a una inventata invasione dei “negri”?

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