“Riso, Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, nato nel 2004 su iniziativa della Regione Sicilia, del Ministero dello Sviluppo Economico e della Fondazione Biennale di Venezia, dopo otto anni di attività è costretto a chiudere”. E’ questo l’incipit della petizione diffusa on line (http://www.petizioni24.com/firmacontrochiusurariso) a difesa del noto museo palermitano.
Sono più di 1800 le firme sul web “contro – si legge sul testo della petizione – l’ennesima vergogna nell’indifferenza generale, che priverebbe la città di uno dei musei più rappresentativi in Italia”. A chi l’ha promossa “non interessa lo schieramento politico”: Giuseppe Arone di Valentino si dichiara semplicemente un “libero cittadino”. I destinatari dell’appello sono anzitutto il direttore del museo ma anche la Regione. L’obbiettivo è di arrivare a duemila firme per compiere “un gesto simbolico – ha spiegato Arone di Valentino – contro l’inefficienza dell’amministrazione regionale che non è capace di dare ampia programmazione: se non è possibile programmare più niente nel museo per mancanza di fondi, è come se fosse chiuso”.
Come molte delle persone che ieri sera davanti a palazzo Riso hanno tentato di riunirsi i un’assemblea pubblica, i firmatari vogliono “che si faccia chiarezza e – ha aggiunto chi ha lanciato la petizione – che si assicuri al museo la prosecuzione della sua attività. La Sicilia sia in grado di impegnare fondi europei senza che tornino indietro perché inutilizzati. Il museo ha fatto 100.000 visitatori annui – ha concluso Giuseppe Arone di Valentino -è tra i più rinomati in Italia: si chiude anche se non formalmente, almeno sostanzialmente, uno dei musei che a Palermo è stato centro di diffusione di cultura. È uno scandalo”.