PALERMO – “Le scelte di Anna Rosa Corsello non sono in sintonia col percorso di cambiamento che vogliamo. Il rapporto di fiducia con la dirigente si è irrimediabilmente incrinato”. Giuseppe Bruno chiarisce, senza mezzi termini, quello che sembrava già evidente in una nota diffusa ieri insieme alla collega Nelli Scilabra. Per loro, la direttrice che ha, di fatto, gestito il Piano giovani, va sostituita. “Non si gioca con la pelle di tanti giovani. Chi ha sbagliato, pagherà”.
Il Piano giovani sembrava inaugurare un nuovo modo di utilizzare alcune risorse. Ed è andata come tutti sappiamo. È solo colpa della Corsello?
“Voglio ricordare che i piani della politica e della burocrazia sono nettamente separati. Alla politica spetta il compito di fornire gli indirizzi, mentre all’amministrazione quello della gestione”.
E la gestione del Piano giovani non l’ha convinta. Ieri è addirittura saltato fuori un nuovo bando “a vostra insaputa”. Ma davvero non ne sapevate nulla?
“Con la dirigente Corsello avevamo certamente discusso dello stanziamento complessivo. Le cifre, insomma, erano note sia a me che all’assessore Scilabra. Ma le modalità di utilizzazione di quelle somme non sono mai state concertate, discusse. La dirigente ha agito in autonomia”.
E la cosa non vi è piaciuta. Avete detto, ieri, che della gestione del Piano parlerete “con i nuovi dirigenti generali”. Insomma, alla Corsello avete dato il “benservito”.
“Purtroppo queste e altre scelte della dirigente non si sono rivelate molto felici. E comunque non in linea con il nostro tentativo di accelerare, di imprimere un cambiamento di ritmo a questo governo. Ma credo che il problema vada anche al di là del singolo caso”.
In che senso?
“Nel senso che non si può pensare di fare il dirigente generale a vita. Un sistema di rotazioni, che coinvolga in quei ruoli anche altri dirigenti non può che fare bene”.
Questo vuol dire che anche lei è contro la cosiddetta “clausola di salvaguardia”.
“Non c’è dubbio. Quella è una follia, uno strumento anacronistico e ormai incomprensibile. Anche perché poi giungiamo a situazioni paradossali”.
Ad esempio?
“Mi riferisco ai casi in cui la burocrazia finisce per guidare la politica. E non è accettabile”.
Come nel caso del Piano giovani e del nuovo bando pubblicato “a sua insaputa”?
“Certamente in quel caso serviva un approfondimento, anche di natura politica. Quel bando mette insieme, in maniera un po’ confusa, risorse riguardanti sia l’assessorato Lavoro che quello della Formazione, si rivolge a fasce d’età diverse…”.
E adesso che si fa?
“Io posso dire solo che a settembre ripartiremo. Che preferiamo prenderci, se serve, qualche giorno in più per non commettere errori. Ovviamente, chi ha sbagliato pagherà. Non si scherza sulla pelle di tanti ragazzi. Nessuno pensi che dopo questa storia tutto possa restare inalterato”.
Da settembre si riparte, dice lei. Ma già allora dovrebbe essersi chiarita la vicenda del rimpasto fortemente richiesto proprio dal suo partito. Il segretario regionale ha anche detto che andrà discussa l’intera delegazione democratica in giunta, composta anche da lei…
“Guardi, il mio lavoro si è svolto finora in piena sintonia col governo nazionale e col ministro Poletti. La sinergia con l’esecutivo Renzi sta cominciando a dare buoni frutti e io sono qui proprio per continuare questo percorso. Sono ottimista, ma se questo cambio di rotta non dovesse essere più possibile me ne tornerò tranquillamente a fare l’avvocato senza restare un giorno in più”.
Che significa “se non dovesse essere più possibile”?
“Voglio dire che non intendo trovarmi in una palude. Abbiamo in cantiere tante cose, e dobbiamo far presto. Certamente, è irritante a volte ascoltare, dopo appena tre mesi di lavoro, le critiche di chi è all’Ars magari da quindici anni…”.
Critiche che sono arrivate anche e soprattutto da un’area del suo partito. Come giudica, da assessore Pd, le divisioni tra il governo e alcuni ‘pezzi’ del Pd?
“Serve un rapporto più proficuo, più stretto tra la giunta e il Pd. Avere un partito forte e unito alle spalle non può che fare bene all’esecutivo. Di sicuro non possiamo permetterci di non essere né carne né pesce. Dobbiamo uscire dalla palude cui accennavo, e volare alto”.
Lei parla di palude. Immagino che il giudizio sull’esperienza finora dei governi Crocetta non è così positivo.
“No, si sbaglia. Credo che il percorso fatto finora sia certamente positivo. Ma possiamo fare di più e meglio. E dobbiamo farlo approfittando della nuova esperienza del governo nazionale al quale dobbiamo legarci, col quale dobbiamo instaurare un rapporto stretto. E del resto, le recenti visite di Renzi in Sicilia dimostrano proprio la disponibilità del suo esecutivo nei confronti delle esigenze dell’Isola. Bisogna, insomma, cambiare un po’ il metodo”.
In che senso “cambiare il metodo”?
“Io sto già provando, ad esempio, tramite il reale coinvolgimento delle parti sociali e delle categorie coinvolte nelle riforme. Penso all’accreditamento del sistema pubblico-privato che dovrà integrare quello classico dei Centri per l’impiego. Ma non solo. Alcuni ddl riguardanti il Lavoro e le politiche sociali verranno pubblicati sul sito dell’assessorato prima di essere portati in giunta. Così i cittadini potranno partecipare proponendo modifiche e suggerimenti. Le cose da fare sono tante e noi siamo già a lavoro”.
Su cosa, in particolare?
“Stiamo intervenendo, ad esempio, sulle piante organiche dei Centri per l’impiego, coinvolgendo i sindacati, abbiamo diramato una direttiva che bloccherà le assunzioni nelle Ipab, riformeremo la Protezione civile. Abbiamo approvato gli standard per le strutture destinate a minori stranieri non accompagnati, pubblicato entro i termini annunciati un bando da 1,1 milioni destinato ai giovani per la start-up di impresa. E ancora, stiamo seguendo una serie di tavoli nazionali che interessano o potrebbero interessare l’Isola, da quelli riguardanti Telespazio, passando per le vertenze dei call center o quella sull’Ansaldo Breda. Ma tutto diventa realizzabile se la politica è forte”.
Che intende lei per “politica forte”?
“Una politica che si assuma la responsabilità delle proprie scelte. Anche, per intenderci, della scelta dei dirigenti generali”.