CATANIA – Quasi un miliardo di investimenti diretti, che arriverà a raddoppiare considerando anche l’indotto e gli investimenti indiretti. Un contributo all’economia della città di più di 600 milioni di euro all’anno, con il settore più in crescita che curiosamente è quello del retail, ovvero dei negozi e del commercio.
Sono i numeri che riguardano il Piano regolatore portuale di Catania, attualmente in fase di Valutazione ambientale strategica e che l’Autorità di sistema portuale del mare di Sicilia orientale, che lo ha stilato, punta a fare approvare entro il 2025.
Cifre, investimenti, tempi, impatto economico e prospettive di crescita sono tutti contenuti in un documento che il gruppo di consulenza strategica Teha – The European House Ambrosetti ha stilato con l’Autorità portuale per studiare l’impatto economico e la creazione di valore del nuovo Prp di Catania.
Il metodo e gli investimenti
Il documento considera tre diversi tipi di impatto degli investimenti sul Piano regolatore portuale. I primi sono gli impatti diretti, ossia i costi sostenuti per la realizzazione del Piano regolatore e consumi realizzati nell’area portuale.
Ci sono poi quelli indiretti, che riguardano forniture e occupazione attivate dagli investimenti diretti; e impatto indotto, ovvero “consumi realizzati per effetto dei redditi pagati dalle imprese direttamente impegnate e da quelle indirettamente coinvolte nelle filiere e la relativa occupazione sostenuta”.
Il documento stilato da Teha e Autorità portuale poi distingue tra impatti generati nella realizzazione del Piano regolatore, ovvero da tutti i lavori previsti, e impatti generati quando sarà operativo, con tutte le infrastrutture pienamente operative.
La realizzazione del Piano regolatore
Il numero da tenere a mente per la realizzazione del Piano regolatore del porto di Catania è 940 milioni: sono i soldi che in questo momento si prevede di usare per le opere. L’investimento avverrà nell’arco di tre decenni.
Nel primo decennio, dal 2025 al 2035, saranno spesi 440 milioni di euro per completare le due darsene del porto vecchio e del porto nuovo e per relizzare la nuova darsena turistica. In più saranno concluse le infrastrutture già presenti ma incomplete e saranno demolite le strutture vetuste o che intralciano i piani di sviluppo del porto.
Nel decennio dal 2035 al 2045 verranno impiegati 210 milioni di euro per prolungare la diga foranea (90 milioni verranno impiegati solo per questa parte di progetto), e la costruzione di altre strutture, tra cui il piazzale triangolare per l’ormeggio dei mezzi nautici.
Nell’ultima fase, dal 2045 al 2055, sarà la volta della costruzione della nuova darsena commerciale a sud, che punta a incrementare gli spazi per il traffico Ro/Ro. Questo e altri interventi costeranno in totale 290 milioni di euro. Alla fine dell’intervento gli spazi del porto saranno aumentati del 30 per cento.
La “moltiplicazione”
Queste le somme previste per la realizzazione del Prp, ovvero l’impatto diretto. Nel documento sulle previsioni, però, Teha e Autorità portuale prevedono, come si diceva, anche impatti indiretti e indotti.
Nel documento si legge che i 940 milioni ne attiveranno altri 1.337 (un miliardo e 3) in modo indiretto e 222 in modo indottto, per un impatto economico complessivo nel corso della realizzazione di 2,53 miliardi di euro.
In termini di occupazione durante la realizzazione, il piano prevede la creazione di 3.051 posti di lavoro diretti FTE, ossia Full time equivalent, una misura che esprime il carico di lavoro per un dipendente per renderlo comparabile a un dipendente a tempo pieno. A questi si somma la previsione di 6.200 posti indiretti e 1.031 indotti.

Il porto operativo
La seconda parte dell’analisi riguarda l’impatto economico del porto quando sarà pienamente operativo, con le opere finite, il waterfront completato, maggiori spazi per il movimento merci e per i passeggeri in arrivo con le navi da crociera.
Il punto di partenza è il porto come è oggi. Nello scalo catanese oggi lavorano poco più di mille persone, con un fatturato pari a 167 milioni di euro e un contributo annuo al Pil pari a 70 milioni di euro.
Partendo da questa base, nel documento di Teha e Autorità portuale si afferma che il nuovo Prp di Catania genererà un giro d’affari addizionale diretto di 278 milioni di Euro, a cui si somma la generazione di ulteriori 329 milioni di Euro in maniera indiretta e 62 milioni di Euro in maniera indotta, per un totale di 669 milioni di Euro addizionali all’anno. L’occupazione totale finale sarà di 3.700 posti FTE, tra diretti, indotti e indiretti.
I settori
Lo studio individua poi i settori maggiormente avvantaggiati dal nuovo piano. Curiosamente, il settore economico più impattato dal nuovo Prp non sarà qualcosa di direttamente connesso alla navigazione, alle barche o al movimento merci, ma quello del retail, “visti – si legge nel documento – gli ampi spazi ad esso dedicati nella nuova conformazione portuale”.
In altre parole aumenteranno gli spazi commerciali, con un giro d’affari ogni anno di 124 milioni di euro e mille posti di lavoro aggiuntivi, e un contributo annuo al Pil pari a 69 milioni di euro.
L’aumento di posti per la diportistica privata, con 269 nuovi stalli di cui il 20 per cento per barche superiori ai 18 metri e 12 per mega yacht, porterà un giro d’affari addizionale di 66 milioni di euro e 325 posti di lavoro, con un Pil addizionale di 23 milioni di euro.
L’ampliamento
La crescita del traffico merci è stimata infine, negli scenari medi, in un più 106 per cento rispetto al 2022 quando la funzione commerciale del porto sarà definitivamente operativa. In numero questo si traduce in 44 milioni di euro di ricavi in più, 14 milioni di valore aggiunto e 260 posti di lavoro in più.
Il Piano regolatore portuale di Catania prevede progetti per l’ampliamento della zona turistica, la creazione di un waterfront e di una nuova darsena commerciale.

