Picchiava la moglie che poi è morta: ridotta la pena in appello - Live Sicilia

Picchiava la moglie che poi è morta: ridotta la pena in appello

Dovrà scontare due anni di reclusione Francesco Vaccaro, accusato di maltrattamenti in famiglia nei confronti della moglie che è poi deceduta. Lo ha stabilito la corte d’assise d’appello di Palermo che ha ridotto la condanna di primo grado (5 anni e 10 mesi) concedendo le attenuanti generiche. All’inizio del processo di primo grado l’uomo, assistito dall’avvocato Gianfranco Viola, era imputato per omicidio preterintenzionale, ma poi l’accusa era mutata in maltrattamenti visto che il figlio, unico testimone, aveva ritrattato la sua versione dei fatti. Secondo le testimonianze, Vaccaro picchiava spesso la moglie, Maria Concetta Messina, minacciandola anche con un coltello. Il 27 luglio del 2008, nel corso dell’ennesimo litigio fra la coppia che abitava nel quartiere Zen a Palermo, Vaccaro, secondo la prima versione del figlio, avrebbe colpito la donna con uno schiaffo facendola cadere dalle scale. La donna riportò numerosi ematomi che le furono fatali. L’8 agosto dello stesso anno venne operata per cercare di limitare i danni al cervello ma morì dopo due mesi di coma in ospedale. Il figlio della coppia, Salvatore, accusò il padre davanti alla polizia e ai propri parenti, ma poi ritrattò tutto nel corso del dibattimento. Nella versione di Francesco Vaccaro, accolta dai giudici, la moglie sarebbe scivolata dalle scale e lui non le avrebbe assolutamente dato quello schiaffo.


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