PALERMO – La commissione bilancio all’Ars, molto probabilmente, andrà avanti tutta la notte, per riuscire a portare domani a Sala d’Ercole la “manovrina”. I deputati, in serata, avevano finito la discussione generale sull’articolato, quindi passeranno a quello degli emendamenti aggiuntivi. Se serve, come detto, si andrà avanti “no-stop”.
Ma il “nodo” vero è rappresentato dalla presenza, nel testo, di voci di spesa aggiuntive rispetto a quelle necessarie per garantire gli stipendi. E su questo punto, l’opposizione sembra non volere fare sconti: ““La drammatica situazione finanziaria della Regione Sicilia – dichiarano i deputati di Forza Italia e componenti della commissione bilancio Marco Falcone e Riccardo Savona – impone responsabilità e rigore.Solo il rispetto degli impegni assunti dal Governo in Commissione Bilancio può garantire una rapida approvazione della ‘manovrina’. A condizione che dal documento finanziario vengano eliminate le poste non strettamente legate al pagamento di stipendi e pensioni, fino al 30 giugno. Solo a queste condizioni di equità Forza Italia non farà ostruzionismo in Commissione Bilancio e, successivamente, in Aula, per assicurare la sopravvivenza di migliaia di siciliani abbandonati da tempo al proprio destino”.
IL TETTO A STIPENDI E PENSIONI
Un tetto a maxi stipendi e maxi pensioni. L’eco delle polemiche sui compensi dei maxi burocrati dell’Assemblea regionale e delle pensioni d’oro troppo spesso erogate in passato nell’Isola, giunge fin dentro la commissione bilancio, dove, in questi minuti, i deputati stanno esaminando gli emendamenti alla “manovrina”. Circa 200, quelli depositato in mattinata dai parlamentari.
Un tetto agli stipendi, quello richiesto dal presidente della prima commissione e deputato del Pd Antonello Cracolici: nessuno, nella pubblica amministrazione regionale, potrà guadagnare più di 200 mila euro lordi l’anno. Se passasse l’emendamento di Cracolici, quel limite andrebbe applicato anche ai dipendenti dell’Assemblea regionale siciliana. Proprio ieri, la questione sul “misterioso” stipendio del Segretario generale Sebastiano Di Bella, ha tenuto banco in diverse occasioni. Prima, durante la conferenza stampa del presidente dell’Ars Ardizzone, che ha sostanzialmente spiegato che “non possono essere pubblicati gli stipendi di singoli dipendenti, ma le fasce retributive, cosa che l’Ars ha fatto”. Poi anche in Aula, quando il deputato del Movimento cinque stelle Giorgio Ciaccio ha insistito: “Nemmeno oggi siamo riusciti a sapere quanto guadagna Di Bella”.
L’emendamento di Cracolici, ovviamente, non è “mirato”. Non è una richiesta di modifica “ad personam”. Ma riguarderebbe, appunto, tutti i dipendenti della pubblica amministrazione. “Gli emolumenti spettanti a qualunque titolo – si legge nel testo dell’emendamento – ai dipendenti in servizio e in quiescenza dell’amministrazione regionale e degli enti vigilati, compreso ai dipendenti in servizio e in quiescenza dell’assemblea regionale siciliana, non possono eccedere i 200.000 euro lordi annui onnicomprensivi. Entro trenta giorni dalla pubblicazione della presente legge, sentite le organizzazioni di rappresentanza sindacale, verranno adeguati i nuovi trattamenti”.
Un emendamento che va nella stessa direzione è quello di un altro deputato Pd, Mario Alloro: ““Nessun compenso aggiuntivo per dirigenti o funzionari della Regione cui è conferito l’incarico di commissario straordinario, componente o presidente di un organo di amministrazione di enti sottoposti a tutela o vigilanza, comprese le Camere di Commercio”. Questo prevede un emendamento presentato dal parlamentare regionale del Pd. “Si tratta di una norma di buon senso – spiega Alloro – specie in un momento in cui la Regione ha difficoltà perfino a pagare gli stipendi. Una norma che, se approvata, da un lato rappresenterebbe un segnale importante nei confronti dei cittadini e al tempo stesso determinerebbe un risparmio reale per le finanze regionali”.
Ma ovviamente, adesso l’emendamento dovrà subire il “vaglio” della commissione bilancio. Dove potrebbe essere considerato inammissibile. Ma la discussione sarà certamente accesa. Così come su altre questioni. Il “nodo” attorno al quale si stanno ingarbugliando i dialoghi tra governo e assemblea, infatti, riguarda la “natura” stessa della manovrina da 136 milioni. Una minifinanziaria, o una maxi-variazione di bilancio che avrebbe dovuto avere, secondo le stesse parole del presidente Crocetta, solo “finalità sociali”. Quelle, cioè, di garantire gli stipendi dei lavoratori di enti e associazioni collegate alla Regione.
I RESIDUI DELLA TABELLA H
Ma il testo del governo conterrebbe finanziamenti che con gli stipendi hanno poco o nulla a che fare. Tra questi, quelli riguardanti l’antimafia. Tra le cifre in questione, oltre mezzo milione che andrà alle associazioni antiracket. Altri 509 mila euro andrà alla tutela degli imprenditori vittime del racket, 300 mila euro verrà destinato alle assunzioni nella pubblica amministrazione dei parenti di vittime dell’antimafia, 80 mila euro sarà invece rivolto come indennizzo “una tantum” in favore delle vittime di azioni violente da parte della criminalità, 180 mila euro andranno al fondo regionale per le parti civili nei processi contro la mafia.
Dubbi anche sugli stanziamenti di circa 7 milioni di euro destinati a interventi di Protezione civile. Ma non solo. Ieri, alcune modifiche su quello che fu l’allegato 1 della Finanziaria, hanno consentito il recupero somme per voci che negli anni scorsi erano, tradizionalmente, ospitate nella famigerata Tabella h. Tra queste, il contributo al centro Fulvio Frisone (116 mila euro), all’Istituto per ciechi Florio-Salamone (751 mila euro), la manifestazione “Taormina Arte” (145 mila euro) e l’Istituto nazionale del dramma antico (326 mila euro). “Condivido – ha dichiarato ad esempio il deputato Pd Bruno Marziano – a scelta di lavorare, nell’ambito della manovra correttiva, per individuare i fondi per le grandi istituzioni culturali della Sicilia: ma è impensabile lasciare fuori l’Inda”. È impensabile, dice Marziano. Ma la scelta di indire i fondi per Inda e per altre voci, rischia di modificare l’identikit della “manovrina tutta stipendi”. E di dare il via a un ridimensionato e stanco assalto a una diligenza povera e in clamoroso ritardo.