Pizzeria Impastato: "Incendio doloso" - Live Sicilia

Pizzeria Impastato: “Incendio doloso”

La perizia di parte
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Sarebbe di matrice dolosa l’incendio che la notte tra l’8 e il 9 dicembre ha distrutto la pizzeria di Giovanni Impastato a Cinisi, immortalata anche dal film “I cento passi”, e che il 27, è stata sottoposta a sequestro dal tribunale di Palermo. Obiettivo del pm Ennio Petrigni è procedere a perizia tecnica e accertare le cause e dinamica del rogo ritenuto che esistono dubbi sulla sua origine. Un rogo che, secondo le conclusioni della perizia tecnica di parte illustrata oggi dal perito nominato dalla famiglia Impastato, l’ingegnere Francesco Agrò, al Centro “Giuseppe Impastato”, dimostrerebbero l’origine dolosa e non accidentale, come sostenuto dai vigili del fuoco che nel primo sopralluogo avrebbero individuato in un corto circuito dei motori della cella frigorifera l’innesco delle fiamme.

Proprio nelle stesse ore, il comandante provinciale dei carabinieri Teo Luzi, ha spiegato che l’indagine, comunque, “non è affatto chiusa”, e che “esiste un margine da chiarire”, per cui, pur esistendo una ipotesi privilegiata, “non si escludono altre piste”. “La presenza di focolai multipli – ha detto Agrò – fa decadere l’ipotesi di un rogo accidentale. Secondo le indagini da me effettuate ignoti avrebbero appiccato il fuoco a un gruppo di attrezzature inutilizzate e poi a un gruppo di sacchetti posti nel pianerottolo e da lì le fiamme si sarebbero propagate al resto dei magazzini”. Altro elemento che fa propendere per la matrice dolosa la posizione di tre bombole del gas, spostate di alcuni metri rispetto alla loro collocazione originaria e allineate in fila indiana vicino al primo focolaio, “forse per provocare un danno ancora più ingente”. L’esplosione, ha osservato Giovanni Impastato (nella foto), fratello di Peppino, il militante di democrazia proletaria ucciso nel 1978 da Cosa Nostra, “avrebbe sicuramente provocato la distruzione dell’intero locale. Crediamo che la prima perizia sia stata troppo superficiale, bollando subito il rogo come accidentale. Da sempre il nostro impegno ci ha spinto a esporci sui temi della legalità. Ricordo la vicenda di casa Badalamenti e anche quella del casolare dove è stato ucciso mio fratello Peppino, che era stato ridotto a una discarica. E’ chiaro che noi diamo fastidio senza dimenticare che da anni il nostro locale è diventato un presidio antimafia. Per questo l’episodio – ha concluso – non andava liquidato in cosi breve tempo come accidentale e ci batteremo finché non sarà accertata la verità”.

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