Pizzo e soprusi ai commercianti del Bangladesh: condanne confermate

Pizzo e soprusi ai commercianti del Bangladesh: condanne confermate

Fu una ribellione di massa quella del 2016. I bottegai dissero basta alle angherie che subivano in via Maqueda

PALERMO – “È una lezione di dignità che arriva da un gruppo di extracomunitari”, aveva detto uno dei legali di parte civile, l’avvocato Valerio D’Antoni.

Regge anche in appello la ricostruzione dell’accusa, seppure con qualche sconto di pena e un’assoluzione in più rispetto al primo grado, il processo per le estorsioni subite da un uno gruppo di commercianti extracomunitari di Palermo, aggravate dalla discriminazione razziale.

La sentenza è della quarta sezione della Corte d’Appello. Confermata l’assoluzione di Vincenzo Centineo (difeso dall’avvocato Roberto Cannata), Emanuele Campo 5 anni e mezzo (uno in meno del primo grado e senza aggravante dell’odio razziale e del metodo mafioso, era difeso dall’avvocato Fabio Cosentino) Giovanni Castronovo 6 anni e 10 mesi (due mesi in meno), Carlo Fortuna 3 anni e 8 mesi (ne aveva avuti 4), Emanuele Rubino 9 anni e mezzo )contro i 13 anni e 9 mesi del primo grado), Giuseppe Rubino 9 anni e 5 mesi (in primo grado erano stati 13 anni e 5 mesi).

Ci sono anche delle pene aumentate: Alfredo Caruso 5 anni e mezzo )sei mesi in più) e Santo Rubino 8 anni e 5 mesi (5 mesi i più rispetto al primo grado).

La Corte ha poi dichiarato il non doversi procedere nei confronti di Giacomo Rubino. In primo grado era stato a 3 anni e mezzo in primo grado, ma i giudici di appello hanno riqualificato il capo di imputazione in percosse. Per giudicarlo sarebbe stata necessaria la querela della parte offesa.

Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero imposto il pizzo a undici piccoli commercianti e ambulanti originari del Bangladesh che nel 2016 dissero “basta” alle angherie che subivano nelle loro botteghe di via Maqueda. Fu una ribellione di massa, quella raccolta dai poliziotti della Squadra mobile.

Le indagini della squadra mobile, coordinate dai pm Ennio Petrigni e Sergio Demontis, partirono da un tentato omicidio, ripreso dalle telecamere. Un giovane studente, Yusupha Susso, gambiano prese le difese dei commercianti stanchi di subire soprusi. Gli spararono un colpo di pistola alla testa. Si salvò per miracolo. Emanuele Rubino è stato condannato a 12 anni di carcere.

“Questi me li dai per i carcerati e se fai denuncia ti ammazzo”, dicevano ai piccoli commercianti per strappargli via i soldi degli incassi. Il clan Rubino avrebbe dettato legge nella zona del centro storico fino a quando non arrivarono le denunce dei commercianti accompagnati sin dalla prima fase delle indagini da Addiopizzo parte civile al processo con l’assistenza degli avvocati Salvatore Caradonna, Maurizio Gemelli e Serena Romano. Si erano costituiti anche il Centro Studi Pio La Torre e Sos Impresa.


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