"Stavolta gli diamo l'ultimatum"| Pizzo al bingo con fattura - Live Sicilia

“Stavolta gli diamo l’ultimatum”| Pizzo al bingo con fattura

Sa sinistra Paola Durante, Cosimo e Giorgi Vernengo

L'inchiesta parte nel gennaio 2015. Le microspie intercettano Natale Gambino e Salvatore Profeta.

PALERMO – Dall’ammiccamento al pagamento del pizzo. Pizzo con fattura. Il blitz dei carabinieri del Ros di Palermo ricostruisce i passaggi dell’estorsione che sarebbe stata consumata ai danni della società che gestiva la sala bingo nel rione Guadagna, di proprietà della famiglia del deputato regionale Giuseppe Gennuso. In manette sono finiti in tre – Cosimo e Giorgio Vernengo, Paola Durante – ma dalle indagini spuntano altri nomi.

Gennaio 2015. Natale Gambino e Salvatore Profeta girano in macchina per le strade del rione Guadagna. Pochi mesi dopo finiranno di nuovo in carcere. Scagionati nel 2011 dall’accusa di avere ammazzato il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta, una volta fuori sarebbero tornati a coprire un ruolo di primo piano nel mandamento mafioso di Santa Maria di Gesù.

Profeta chiede a Gambino notizie: “… del Bingo… cosa ti ha detto?”. Gambino lo tranquillizza: “… domenica lo va a trovare con suo fratello”. I carabinieri del Ros non hanno dubbi: stanno parlando dei fratelli Cosimo e Giorgio Vernengo, delegati ad affrontare la faccenda del bingo. Si tratta della sala Magic Star che nel successivo luglio avrebbe cambiato proprietario. Profeta è al corrente dei movimenti societari: “… ma dove è?… ah qua è… ma là dice… che deve chiudere il Bingo?… che cosa ti ha detto… che deve chiudere?… ma di chi è…ci siamo informati là?… per vedere se l’hanno affittato”.

I boss sono interessati ai lavori di ristrutturazione del locale, ma anche a un posto di lavoro per la nipote di Profeta: “… minchia le pulizie… e allora che fa… pulizie non ne hanno fatte là… quella… mia nipote… dice è lenta… qua… ma scusa deve imparare… questa non l’ha fatto mai questo lavoro… non mi cacate la minchia…”. Profeta non ci sta: “… devi vedere Natà… ma stavolta però… gli diamo… gli diamo l’ultimatum… chi sa… glielo dico io… bello chiaro… Cosimo… arritirati… per questo discorso non ti immischiare più”. Sarebbe il pizzo, però, il vero interesse di Profeta: “… dobbiamo vedere come va…come la chiude questo del Bingo… facciamo un altro po’ di tempo… gli dite a Cosimo che gli fa… il discorso… a questo si potrebbe dire… mille euro al mese… …a questo del Bingo … ogni mese però…”.

I mafiosi vogliono i soldi per abbandonare la gestione del bar all’interno della struttura. Non c’è alcun accordo scritto, ma i Vernengo l’avrebbero gestito affidandolo a Paola Durante che nel maggio 2016 a Giorgio Vernengo che le dice “ascolta, ti volevo ricordare … che domani le scadenze”, risponde: “Non mi ha dato ancora niente, va bene?… mi rinvia”.

Alla fine i soldi sarebbero stati pagati. Il pizzo mascherato con delle fatture per forniture inesistenti. Circostanza che emerge dal racconto delle vittime che ne discusse faccia a faccia con la Durante: “Durante l’incontro la donna mi disse che, siccome dovevamo al titolare 50.000 avremmo dovuto pagare intanto 5.000,00 euro in contanti per i prodotti alimentari in giacenza… la donna mi presentava una fattura emessa dalla società A.F. Serramenti sas di Riposto (CT) per un importo di 3.050 euro per lavori mai effettuati presso la sala bingo. Alla consegna della citata fattura la signora Durante mi diceva testualmente: ‘Cominciate a pagare con questa’”.

In un successivo incontro “la signora Durante Paola mi presentava un’ulteriore fattura della menzionata società A.F. Serramenti per un importo di 3.136 euro per lavori mai effettuati presso la sala bingo…. mi disse ‘Il mio titolare si sta innervosendo perché pensa che vi state comportando così in quanto avete di fronte una donna’. Infine, il 14 maggio scorso “mi è stata consegnata la fattura emessa dalla società Extra Discount Cash e Carry di Palermo per un importo pari a 2.109 euro, relativa all’acquisto di prodotti alimentari mai ottenuti”. E così Vincenzo Finocchiaro e Concetta Ventimiglia, legali rappresentanti della due imprese, sono finiti sotto inchiesta per le presunte false fatturazioni.


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