PALERMO – Un punto a favore delle difese. Perché “parte del danno erariale contestato o non risulta supportato da adeguato corredo probatorio oppure è riferibile anche ad altri soggetti”. Dissequestrati i beni dell’ex assessore regionale Luigi Gentile (difeso da Girolamo Rubino) e degli altri ex componenti del Comitato tecnico-scientifico chiamato a pronunciarsi sul progetto Coorap, Giuseppe Bonadonna, Rosario Candela (entrambi assistiti da Giovanni e Giuseppe Cozzo e Daniela Pibiri), Daniela Avila (difesa da Giovanni e Giuseppe Immordino e da Giuseppe Nicastro) e Giangiuseppe Gattuso (difeso da Giuseppe Marisco e Massimiliano Valenza). La decisione è della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, che invece ha respinto il ricorso contro il sequestro di Calogero Bongiorno e dell’ex capo dell’Agenzia per l’impiego Rino Lo Nigro, per i quali restano dunque congelati beni per 1.519.336,27 euro a testa.
La vicenda su cui si è pronunciata la Corte è quella scaturita dalla relazione dell’Olaf sull’uso dei fondi europei al Ciapi di Palermo, poi confluita nell’inchiesta sul “sistema Giacchetto”. Una vicenda, che oltre alle conseguenze penali, avevano portato alla contestazione di un danno erariale da oltre 15 milioni: così i pm contabili hanno chiesto il sequestro di 5,3 milioni all’ex presidente del Ciapi Francesco Riggio, di 1,5 a Rino Lo Nigro e Calogero Bongiorno, 854.626,65 euro a testa a Daniela Avila, Giuseppe Bonadonna, Rosario Candela, Santo Conti, Natalino Natoli, Enzo Stefano Testagrossa e Giangiuseppe Gattuso e di 427.313,33 euro a Luigi Gentile e Salvatore Federico Schembri.
La bacchettata più dura, ai pm che chiedevano il sequestro, arriva sul piano di promozione. Un giudizio netto: “L’assunto volto a dimostrare l’esistenza di un danno erariale è sfornito di supporto probatorio”. Per i giudici “alla contestata mancata esecuzione di gare pubbliche non è stata fornita alcuna prova, anche solo indiziaria, che la gara pubblica avrebbe comportato un risparmio di spesa con aggiudicazione al migliore offerente”. Tanto più che agli atti non ci sono i verbali del Cts sul piano, e quindi non è possibile mettere a fuoco le responsabilità di ciascuno.
L’altro punto del ricorso dei componenti del Cts è fondato sulla natura stessa dell’organismo. “I reclamanti, cui gli addebiti sono stati mossi nella loro esclusiva qualità di componenti di tale organo, ne hanno contestato la natura gestoria essendo deputato a rendere esclusivamente pareri non vincolanti”, annotano il presidente della corte Guido Petrigni, il consigliere relatore Giuseppe Colavecchio e la referendaria Maria Rita Micci. Per i giudici, però, “l’avere individuato determinati soggetti al fine del conferimento di appositi incarichi, l’avere approvato ed avallato le proposte e gli atti del Ciapi contrari alla normativa di settore o in contrasto con le finalità del progetto integra a tutti gli effetti gli estremi di una condotta concausale nella produzione del danno erariale”. Per i giudici, in particolare, “il Cts ha avallato la scelta di assumere, con un notevole onere economico e indiscriminatamente personale, ritenendo tali assunzioni coerenti con le finalità del progetto stesso, pur difettando in capo agli assunti una particolare competenza in materia di apprendistato”, le consulenze e i contratti a progetto e occasionali hanno comporato una spesa “priva di giustificazione”. L’eventuale responsabilità, però, non può essere addebitata tutta ai componenti del Cts: per la corte “emergono ulteriori profili di responsabilità di soggetti, estranei al Cts, non coinvolti nell’odierno giudizio”. Quindi il sequestro, secondo la Corte, non è proporzionale all’eventuale danno.
Queste valutazioni, però, secondo la Corte non riguardano Lo Nigro. “Le integrazioni finanziarie – si legge ad esempio sul suo conto – appaiono concesse automaticamente e senza alcuna valutazione del perseguimento dell’interesse pubblico sottostante”. Per Bongiorno, invece, la questione è più complessa: “Le considerazioni di cui sopra – scrivono i giudici contabili – non possono, però, condurre al dissequestro dei beni per Bongiorno Calogero giacché allo stesso, condividendo l’impostazione accusatoria, è possibile attribuire, per la particolare posizione rivestita nell’ambito del Cts di direttore del progetto, una maggiore quota di responsabilità rispetto agli altri componenti”.
La Corte dei Conti restituisce i beni a Luigi Gentile, Giuseppe Bonadonna, Rosario Candela, Daniela Avila e Giangiuseppe Gattuso. Confermato il congelamento di un milione e mezzo per Rino Lo Nigro e Calogero Bongiorno.
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