PALERMO – “Potrebbero anche guadagnare un solo euro l’anno, sarebbe anche troppo rispetto allo sfascio che hanno prodotto e ai disservizi che hanno procurato alla città e ai cittadini. Quanto alle nervose parole rivolte ai giornalisti, si commentano da sole. Il caso dell’Amia è di gravità eccezionale, frutto di una scandalosa casta che ha distrutto una grande azienda e messo in ginocchio la città. Ho lasciato un’azienda ricca, 6 milioni di utili nel 2000 e un tesoretto investito in Titoli di Stato, e ho trovato un’azienda saccheggiata da amministratori barbari che dovrebbero solo vergognarsi”. Sono le parole al vetriolo del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, dopo la messa in onda di un servizio da parte della Rai regionale da cui si evince che i commissari dell’Amia guadagnerebbero oltre 700 mila euro lordi annui.
Una cifra spropositata, secondo il primo cittadino, che con parole durissime prende le distanze dai commissari, che avrebbero manifestato tutta la propria insofferenza nei confronti dei giornalisti. I vertici dell’azienda che si occupa dell’igiene ambientale della città ricevono accuse piuttosto pesanti in un momento cruciale per le sorti dell’azienda, a forte rischio fallimento. Un bailamme in cui a farne le spese potrebbe essere solamente la città, che in questi giorni affoga tra i rifiuti. Da lunedì, inoltre, il personale ha proclamato lo stato di agitazione.
Il sindaco promette di coinvolgere anche il governo nazionale per provare ad approfondire la vicenda: “Per entrare nel merito – conclude il sindaco – aspetto di conoscere il dettaglio dell’interrogazione del consigliere Bertolino, che credo sarà utile trasmettere anche al governo nazionale”.
Per risolvere la vertenza della Partecipata e della società collegata Amiaessemme, che si occupa di manutenzione e pulizia di strade e caditoie, gli scenari possibili, secondo Orlando, sono due: la dichiarazione di fallimento e contestuale nomina di un curatore fallimentare da parte del tribunale, che dovrebbe anche incaricarlo di assicurare la prosecuzione dei servizi e delle attività, mentre il Comune ne garantirebbe la copertura economica; o in alternativa la requisizione della società da parte del Prefetto, che dovrebbe affidarla al Comune. Le ipotesi sono state al centro di un colloquio tra il sindaco e il prefetto Umberto Postiglione, nell’incontro a Roma. Sulla seconda ipotesi, però, Postiglione esprime alcune perplessità: “La requisizione – afferma – è un provvedimento straordinario, che dispone l’acquisizione temporanea di beni mobili e immobili nel caso di evento improvviso e imprevedibile, che determini situazione di pericolo, ad esempio un terremoto”.
Il nodo, dunque, riguarda la possibilità di configurare l’esito di una procedura di amministrazione straordinaria di una società in crisi, come ‘evento improvviso e imprevedibile’, dal momento che nel caso di Amia, i giudici fallimentari non hanno accolto la richiesta di concordato preventivo, per cui la procedura non potrebbe che concludersi con la dichiarazione di fallimento, come prevede la legge. “Ho chiesto al sindaco – prosegue – di inviarmi documenti a sostegno della tesi sulla requisizione per sottoporle all’avvocato distrettuale. Ad Orlando riconosco di essersi fatto carico di situazioni difficilissime, ma in qualità di Prefetto sono obbligato a fare dei passaggi che garantiscano la piana legittimità di qualsiasi procedura”.
Nel pomeriggio, i lavoratori hanno partecipato a un sit in davanti alla Prefettura. Una delegazione di sindacalisti è stata ricevuta dal Vice prefetto Teresa Cucinotta e dal capo di gabinetto Rossella Trio. Sono 2.252 i dipendenti delle due società, che temono per il proprio futuro occupazionale, “Ho avuto un colloquio telefonico con i rappresentati dei lavoratori – aggiunge Postiglione, che si trova fuori città per impegni istituzionali – ho chiarito loro le mie perplessità e detto che il destino dei lavoratori di Amia ha due punti di forza solidissimi: il primo che le risorse per garantire loro di proseguire le attività esistono e sono quelle delle Tarsu, che non possono essere destinate ad altro se non ad attività di pulizia delle strade e raccolta dei rifiuti ; il secondo è che si tratta di un servizio indispensabile per il decoro della città e la salute dei cittadini”.