ROMA – La sentenza della Corte d’Appello di Roma ha dato ragione alla Fiom. I 19 operai della Fiat di Pomigliano D’Arco iscritti al sindacato, che avevano, in seguito al loro licenziamento, presentato un ricorso per discriminazione saranno riassunti, ma a farne le spese saranno altri 19 colleghi che lavorano nello stesso stabilimento. A comunicarlo è la stessa Fiat, tramite un comunicato, in cui si annuncia la messa in mobilità dei 19 operai che lavorano nello stabilimento dove si produce la nuova Panda.
Una mossa, questa della Fiat, che ha scatenato l’ira dei sindacati, che parlano di una manovra illegittima, ritorsiva ed antisindacale da parte della casa automobilistica torinese, che per tutta risposta parla di un forte disagio all’interno dello stabilimento di Pomigliano, tempo ritenuto sovradimensionato rispetto alla domanda del mercato italiano ed europeo, da mesi in forte flessione.
Intanto, l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, dalle paginee del “Corriere della Sera”, fornisce la sua versione della vicenda. “È totalmente coerente – dice Marchionne – La cassa integrazione è arrivata anche lì. Non c’è lavoro sufficiente, dove metto anche solo un assunto in più? Risponda la Fiom. Ma non accetto lezioni di democrazia”.