“Gravi motivi di salute”. Questa la motivazione per la quale a Giovanni Cuttitta, 44 anni, sono stati concessi gli arresti domiciliari. Si tratta del regista di film porno gay – in arte Angelo Nigro – accusato dell’omicidio del compagno, Jaime Tagliavia, che all’epoca del delitto aveva 35 anni. L’omicidio risale a due anni fa: il corpo senza vita di Tagliavia, sudamericano adottato da piccolo da una famiglia di palermitani, fu ritrovato il 16 giugno del 2010 nell’appartamento della Guadagna dove viveva Cuttitta, col quale aveva una relazione da qualche anno. Accanto a lui giaceva l’imputato, con una corda al collo e alcuni morsi sul corpo.
All’inizio gli inquirenti pensarono ad un gioco erotico finito male, ma nel corso delle indagini la verità venne presto a galla. Nonostante le numerose versioni fornite da Cuttitta, infatti, si stabilì che le tre coltellate erano state sferrate al termine di una lite nata da motivi di gelosia. Cuttitta non ha mai smentito di avere ucciso il suo compagno, ma ha dichiarato di averlo fatto per legittima difesa. Secondo la sua ricostruzione Tagliavia avrebbe tentato di strangolarlo con una corda dopo avere capito che il compagno aveva una relazione con un altro uomo. Gli inquirenti però non avevano creduto alla versione di Cuttitta, accolta invece dalla Corte d’assise d’appello, che qualche mesa fa aveva ridotto la pena da trenta a tredici anni. “Io frequentavo un altro ragazzo – disse Cuttitta agli investigatori – e avevo deciso di lasciare Jaime. Lui non accettava la mia scelta.
Ecco perché mi aveva chiesto un incontro. Appena arrivò a casa, in via Giovanni Gentile, mi chiese di avere un rapporto sessuale, ma gli dissi di no, non me la sentivo. E allora lui andò su tutte le furie, al punto da stringermi una corda intorno al collo. Non mi restò che difendermi. Afferrai il coltello che avevo lasciato nel cassetto del comodino, per un film da girare e finì in tragedia”. Si trattò del secondo omicidio per Cuttitta, che quando era ancora minorenne aveva ucciso il padre della giovane fidanzata che non accettava la loro relazione. “In quel caso – come spiega l’avvocato Mannino, Cuttitta scontò otto anni di carcere, tra il minorile e l’Ucciardone. In quest’ultimo, come hanno dimostrato le perizie, subì violenze sessuali e i medici ritennero plausibile che il virus HIV di cui risulta essere affetto possa essere stato contratto proprio in quegli anni. La malattia non è in fase terminale – precisa l’avvocato – ma comporta inevitabilmente delle conseguenze dal punto di vista fisico, alle quali si aggiungono quelle dell’epilessia, accertata da tempo In questi anni in carcere è dimagrito di almeno venti chili. Non mangia”.
Quando la pena è stata ridotta, quindi, i giudici hanno riconosciuto il parziale vizio di mente all’imputato che, secondo una perizia, non sarebbe stato in grado di intendere e di volere al momento del delitto. Inoltre, per la Corte – che ha accolto le istanze della difesa rappresentata da Claudio Gallina Montana e Giovanni Mannino – l’omicidio non sarebbe stato premeditato. Ieri, la decisione dei domiciliari: “La nostra istanza sulle precarie condizioni di salute di Cuttitta è stata accolta dalla terza sezione della Corte d’Assise e il provvedimento è stato concesso. Cuttitta si trova adesso a casa della figlia, una delle due avute dalla moglie con cui è sposato da tempo”.