Precari a rischio al Comune| Allarme per i servizi - Live Sicilia

Precari a rischio al Comune| Allarme per i servizi

La norma in discussione al Parlamento nazionale metterebbe a rischio il rinnovo dei contratti dei precari della Pubblica amministrazione, tra cui anche quelli del Comune di Palermo. Ecco i settori che andrebbero in crisi.

PALERMO – Sono per lo più vigili, assistenti sociali e insegnanti di scuola materna, ma sono sparsi in tutti i rami dell’amministrazione comunale e con ruoli, spesso, di rilievo: parliamo dei precari della Pubblica amministrazione che lavorano per Palazzo delle Aquile, o meglio quel bacino di lavoratori che, a causa del decreto D’Alia che Camera e Senato si apprestano a convertire in legge, potrebbero non vedersi rinnovati, tra il 2014 e il 2015, il proprio contratto.

Una bomba pronta a esplodere in tutti gli enti locali italiani e Palermo non farà certo eccezione: i soli lsu, per esempio, sono circa 400 e sono impiegati per lo più nella Polizia municipale. “Ne abbiamo in organico 278 tra agenti e amministrativi – dice il comandante Vincenzo Messina – e lavorano tre giorni la settimana. Ma se dovessero venire meno, saremmo messi in ginocchio: noi speriamo invece che passino a full time. In tutto siamo 1378, ma nel prossimo decennio quasi 400 andranno in pensione: se ci tolgono anche gli lsu come faremo? E sono peraltro tra i più giovani, visto che l’età media si aggira intorno ai 54 anni”.

Alle Attività sociali, per intenderci, le cose non vanno meglio. Su 42 addetti al servizio sociale territoriale, ovvero il primo punto di contatto tra l’amministrazione e le famiglie bisognose di assistenza, ben 38 sono a rischio: in pratica gli uffici degli assistenti sociali sarebbero costretti alla chiusura. Situazione allarmante anche tra le insegnanti delle materne, una settantina. In poche parole, scaduti i contratti non sarà più possibile rinnovarli: la prima data è fissata per il 20 gennaio, ma il grosso scadrà nei primi cinque mesi del 2014, un altro blocco a fine anno e una parte minore nel 2015.

“Siamo in fibrillazione – ammette Nicola Scaglione della Fp Cisl – abbiamo chiesto subito un incontro con la Regione. La legge nazionale non era l’unica strada da percorrere, si puó intavolare una discussione e ci sono due mesi per farlo. Il comune di Palermo non puó permettersi di perdere queste persone che svolgono servizi importanti e che sono tra i più giovani”. Ed è proprio la Cisl a fornire i numeri dei precari: in tutto sono 671, dato che comprende anche gli ex articolo 23 e il consorzio Palermo Lavora, erede delle storiche cooperative. Secondo il sindacato, tra i vigili ce ne sarebbero 176, ma ci sono anche altre figure professionali come architetti (40), esperti progettisti (15), esperti socio-assistenziali (15) e diverse altre figure come istruttore contabile, funzionario legale, esperto di sicurezza sociale, tecnico per la tutela del territorio, assistente di servizio alle imprese e perfino dietologo.

Si tratta peraltro, nella maggior parte dei casi, di tecnici di alto profilo: il processo di stabilizzazione, infatti, tra il 2008 e il 2009 (finanziato con 55 milioni statali) prevedeva per quasi 3.500 unità o contratti a tempo indeterminato per le fasce A e B (le più basse), o contratti da cinque anni per le C e D (impiegati e funzionari) e in 400 circa scelsero quest’ultima opzione, ovvero mansioni più prestigiose ma, col senno di poi, a rischio. Il pericolo è che tantissimi uffici si ingolfino o si blocchino del tutto. “Non ci possiamo permettere di perdere 400 lavoratori”, aveva già detto l’assessore al Bilancio Luciano Abbonato a Sala delle Lapidi, durante la discussione della manovra di previsione.

In duecento hanno anche scritto al sindaco Leoluca Orlando per chiedere chiarimenti sul proprio futuro, ma la palla è in mano al governo nazionale e, malgrado il pressing del Comune su Roma perché passassero alcuni emendamenti correttivi, il Parlamento ha invece deciso di tirare dritto per la sua strada. Piazza Pretoria si trova infatti con due enormi problemi: il primo è rappresentato dall’impossibilità di operare qualunque tipo di assunzione per il fatto che il Comune spende per il personale più del 50 per cento della spesa corrente; il secondo invece deriva da una sonora bacchettata della Corte dei Conti che ha imposto di osservare alcune norme nazionali approvate dopo la stabilizzazione avvenuta tra il 2008 e il 2009. In poche parole, la magistratura contabile obbliga il Comune a osservare una norma del 2010 che fissa un paletto ai contratti rinnovabili pari a circa 11,3 milioni (ovvero il 50 per cento del 2009). Cifra troppo bassa per contenerli tutti. E gli emendamenti al decreto D’Alia proposti dal comune di Palermo avevano proprio l’obiettivo di aggirare gli ostacoli, considerando per esempio i contributi statali e regionali come non sommabili alla spesa per il personale.

Sala delle Lapidi ha assicurato alla Corte dei Conti che il tetto sarà rispettato, ma ciò significherebbe il non rinnovo di contratti peraltro già finanziati (quindi l’eventuale via libera non comporterebbe aggravi di spesa per nessuno)  e il blocco della macchina comunale. Solo il Parlamento nazionale adesso può salvare Palermo, e tutti gli enti locali, dal caos.


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