"Precari assunti e via ai concorsi | Regione, è ora di cambiare tutto" - Live Sicilia

“Precari assunti e via ai concorsi | Regione, è ora di cambiare tutto”

"Poche risorse e prelievo forzoso dalle province? Colpa di Crocetta. Trattiamo con Roma".

“Ricorda le disposizioni programmatiche che il presidente Musumeci presentò all’Ars appena insediato? Bene, tutte quelle che riguardavano la funzione pubblica sono state affrontate”. Bernardette Grasso traccia un bilancio dell’anno appena trascorso alla guida dell’assessorato che si occupa di burocrazia regionale ed enti locali e non ha dubbi: “In un anno si è fatto quello che in 10 anni non si era mai fatto. Abbiamo riportato la Regione sotto i riflettori per i suoi procedimenti virtuosi. E ora possiamo anche pensare a stabilizzazioni e nuove assunzioni per far ripartire la pubblica amministrazione regionale. Quando mi sono insediata ho trovato il caos”.

Non è d’accordo quindi con il presidente Musumeci che ha incluso la Funzione pubblica tra i settori in cui si augura di fare di più nel prossimo anno.

Si può fare sempre di più, soprattutto quando si lavora con passione politica e impegno, come sento di fare io, però credo che fino a qui non potevamo davvero fare più di quello che abbiamo fatto. Il piano per il 2019 è chiudere i procedimenti già avviati, tra cui quelli di analisi, e poi procedere con le nuove assunzioni.

Prima le stabilizzazioni dei precari, giusto?

Entro il 2019 contiamo di stabilizzare tutti i precari della Regione, che sono circa 583. Per la prima volta la Regione siciliana si sta dotando di una pianta organica e di un piano di fabbisogno, che racchiudono tutte le esigenze della macchina dell’amministrazione e ci permetteranno di essere più ordinati nei processi di ammodernamento.

Quando saranno pronti?

Entro la metà del 2019. Appena insediata, ormai un anno fa, ho avviato una serie di collaborazioni con società pubbliche di cui si avvale anche il governo nazionale, come Deloitte e Formez, per effettuare una seria e approfondita analisi della macchina organizzativa della Regione. Sono andata a Roma e ho chiesto di attivare tutti gli strumenti a nostra disposizione. L’obiettivo è quello di riorganizzare il personale, che ho trovato distribuito malissimo, per fornire servizi più efficienti ai siciliani e più semplici nell’accesso. Il procedimento si muove su due fronti: studio dei processi e analisi delle competenze del personale. Non si può movimentare il personale senza un piano.

Il presidente si è lamentato spesso della farraginosità dei procedimenti di mobilità.

Mi sono ritrovata in una Regione in cui il personale è distribuito male, dove ci sono dipartimenti che fanno spesa per i fondi europei con personale esiguo, e per questo formeremo personale per una sorta di task force per la spesa comunitaria. Ma prima di qualsiasi mossa dobbiamo avere il quadro chiaro della situazione. È un’esigenza che anche i sindacati ci hanno fatto presente più volte.

Le difficoltà con la mobilità sono diventate evidenti quando avete dovuto affrontare il problema della guardiania delle dighe.

Sì, ma la questione mobilità non si può affrontare in maniera disordinata quindi la stiamo regolamentando con il rinnovo del contratto del personale. All’Aran procede serrato il confronto con i sindacati e siamo in dirittura di arrivo. In quella sede si sta parlando di mobilità, riqualificazione, smart work. A Sicilia Digitale, per esempio, abbiamo già inoltrato tutte le richieste per la fornitura dei servizi di digitalizzazione. E per la prima volta, nel contratto collettivo che stiamo definendo e che è di grande respiro, si parlerà anche di meritocrazia. Inoltre, autorizzeremo la spesa per il Famp prima di Natale.

Ma per procedere a nuove assunzioni nella pubblica amministrazione regionale non dovete ottenere l’ok da Roma?

Nella prossima legge di Stabilità interverremo con delle norme ad hoc per superare il blocco delle assunzioni, che era uno degli obiettivi che il governo Musumeci si era posto. Dobbiamo superare due handicap: il reperimento delle risorse e il blocco stabilito da Roma. Nel primo caso il governo Crocetta ha creato non pochi problemi.

Come?

Ha mandato in pensione un discreto numero di dirigenti per il contenimento della spesa, ma quando si effettuano dei prepensionamenti le somme liberate non sono riutilizzabili per il turn over perché è come se la Regione siciliana dicesse a Roma ‘quella risorsa non ci serve’. Per le nuove assunzioni si possono usare soltanto le somme liberate da chi in pensione è andato per età. Infine, dobbiamo superare la norma sul blocco delle assunzioni. Sto discutendo con Roma per non farla impugnare. Penso che potremmo assumere da tre a quattro mila persone.

Il suo assessorato si occupa anche della delicata delega agli Enti locali, che tra comuni ed ex Province in dissesto è un settore in seria difficoltà.

Di finanza pubblica, come ha chiarito bene il presidente Musumeci, se ne deve occupare lo Stato. Noi possiamo soltanto tappare buchi. Per i comuni abbiamo fatto molto. Con una norma della scorsa Finanziaria abbiamo cambiato il sistema di riparto e le erogazioni delle trimestralità per la prima volta sono avvenute puntualmente. Abbiamo recuperato alcuni fondi del Pac, circa 70 milioni di euro, che hanno consentito di pagare molti progetti già presentati. Ho convocato l’Enel perché abbassi i costi dei regimi di salvaguardia e gli interessi sulla cessione dei crediti. Poi, certo, i comuni hanno grande difficoltà a riscuotere, quindi vanno in crisi di liquidità.

Questo è un problema per i precari dei comuni…

La stabilizzazione dei precari degli enti locali è già possibile grazie alla norma che ho presentato nella scorsa Finanziaria che autorizza i comuni in regola con la presentazione dei bilanci a procedere con la trasformazione dei lavoratori a tempo determinato in tempo indeterminato. Non ho un numero esatto ancora, ma dovrebbero essere circa duemila i lavoratori che saranno assunti per effetto di questa norma.

La situazione delle ex Province è ancora più grave, il dissesto è alle porte quasi per tutte.

Le responsabilità sono esclusivamente dello Stato e del precedente governo. Roma opera il prelievo forzoso perché il governo di Crocetta disse che in Sicilia le province non c’erano più, che erano state cancellate da una legge che poi invece è stata definita incostituzionale. Quindi adesso solo la Sicilia tra tutte le Regioni non riceve più finanziamenti statali per le province ma anzi si vede derubare con il prelievo forzoso, solo quest’anno hanno portato via 115 milioni più 30 milioni di quota investimenti. C’è un tavolo sulla finanza locale aperto al Ministero, a cui partecipiamo io e l’assessore Armao e stiamo cercando di risolvere questa questione. Spero funzioni perché quando ho chiesto un’interlocuzione con i ministri dal punto di vista politico ho ricevuto solo silenzio.

È possibile che si tratti di una “tattica” politica? Musumeci chiude le porte al Movimento 5 stelle e la partita con il governo nazionale diventa più complicata.

Mi auguro di no. Roma ci deve restituire quello che ci spetta. Quando in gioco c’è l’interesse primario dei cittadini bisogna mettere da parte la politica. Il presidente Musumeci è una persona seria e coerente, è stato eletto con una coalizione e con quella finirà la Legislatura. Abbiamo sempre criticato il cambio di casacca. L’apertura verso il M5s c’è stata, se hanno delle proposte da fare le facciano. Ma siamo seri: dove ha portato il famoso ‘modello Sicilia’ di Crocetta e Cancelleri? Da nessuna parte. E poi, se da un lato propongono accordi e dall’altro attaccano in modo feroce, come pretendono di essere credibili?


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