Tutto in meno di un mese | Inizia il tour de force dell'Ars - Live Sicilia

Tutto in meno di un mese | Inizia il tour de force dell’Ars

La questione-precari passerà attraverso l'approvazione di bilancio e finanziaria. Ma al momento, i testi sono in alto mare. E vanno approvati entro il 31 dicembre. Nel frattempo bisognerà risolvere il problema delle Province. Ed entro la fine dell'anno bisognerà applicare il decreto Monti agli stipendi dei deputati. Una corsa ad ostacoli. E contro il tempo.

Corsa contro il tempo
di
6 min di lettura

PALERMO – Precari, Province, Bilancio, Finanziaria, Acqua pubblica e “decreto Monti”. Tutto insieme. Da approvare in meno di un mese. Un mese di fuoco. Adesso, governo e parlamento devono correre. E correre davvero. Il 31 dicembre la Sicilia cambierà volto. In un modo o nell’altro. Il 31 dicembre, insomma, si saprà se i quasi ventimila precari, con l’anno nuovo, potranno tornare a lavoro. Si conosceranno gli enti, i settori, le persone che patiranno maggiormente i tagli pesanti previsti in Finanziaria. Si capirà se i deputati regionali, finalmente, daranno davvero un taglio ai loro stipendi. Più alti rispetto al resto d’Italia. Un “primato” che stride maggiormente oggi, domani. Fino al 31 dicembre, quando la Sicilia potrebbe avere un volto diverso.

Domani, per cominciare, arriva nelle commissioni di merito il disegno di legge sui precari. Un ddl che non ha convinto appieno i sindacati. “C’è il rischio che il Commissario dello Stato lo impugni”. Un rischio che oggi non può essere corso. Perché non ci sarebbe il tempo per rimediare. I dubbi rimangono, però. Non a caso Cgil, Cisl e Uil, pur apprezzando lo sforzo del governo nella lunga e faticosa gestazione del disegno di legge, hanno confermato lo sciopero previsto il 13 dicembre. In attesa di qualche notizia più concreta. Ma non sono di buon auspicio, al momento, le ripicche e le polemiche continue sull’asse Palermo-Roma. Il presidente Crocetta e la sua maggioranza continuano a parlare di “discriminazione” del governo nazionale nei confronti della Sicilia. Accuse che hanno un nome e un cognome: quelli del ministro Gianpiero D’Alia. Leader siciliano del’Udc. Uno dei partiti che dovrà garantire la maggioranza all’esecutivo. Liti che hanno spinto persino il segretario regionale del Pd Giuseppe Lupo a invitare i contendenti a deporre le armi. E per il momento sarà così. Per il momento, appunto.

Anche perché la “grana precari” viaggia necessariamente insieme ad un’altra. E paradossalmente potrebbe finire per produrre un fatto positivo, quasi inedito negli ultimi anni. Le proroghe e le stabilizzazioni, infatti, dovranno passare attraverso un piano di razionalizzazione dei costi che la Sicilia si è impegnata a produrre. “A dire il vero – spiega il capogruppo del Pd Baldo Gucciardi – molti tagli sono già stati fatti, e andranno solo certificati. Sarà.

Ma la produzione dei documenti contabili, quest’anno, sarà complicata, difficile. “Se c’è la volontà politica – ha spiegato l’assessore all’Economia Luca Bianchi – bilancio e Finanziaria possono essere approvati anche in dieci giorni”. Ecco l’effetto positivo dato dall’emergenza-precari. Il bilancio potrebbe essere approvato entro il 31 dicembre, come non accadeva da anni. E la maggioranza potrebbe serrare le fila e accantonare per un po’ divisioni e rivendicazioni.

Il problema, però, è che di quei documenti ancora non c’è traccia. “Saranno pronti nelle prossime ore”, assicurano deputati di maggioranza. Ma le lancette continuano a girare. E il ddl dovrà approdare prima nelle commissioni di merito. Poi in Aula. Dove gli ostacoli saranno diversi. E dove la necessità di tagli un po’ dovunque (sembra ad esempio che ai Comuni verrà chiesto un ulteriore sacrificio) solleverà necessariamente malumori tra i parlamentari. Bisognerà correre, anche qui. E sono già praticamente certe le sedute d’Aula per la vigilia delle feste. Ma potrebbe non bastare. Al punto che il vicecapogruppo del Pdl Marco Falcone ha lanciato un’idea: “Proviamo quantomeno ad approvare bilancio e Finanziaria entro il 10 gennaio”. Fino ad allora, infatti, la tesoreria sarà chiusa. Quel minimo ritardo, che consentirebbe al parlamento di discutere in modo approfondito i testi, non comporterebbe disagi “pratici”.

Potrebbe servire un’appendice, quindi. Perché il mese che è appena entrato si tradurrà, all’Ars, in un vero e proprio percorso ad ostacoli. Anche su un altro fronte. Quello delle Province. In commissione Affari istituzionali sono stati depositati la bellezza di 18 disegni di legge. E un dato pare emergere su tutti: il progetto di legge del governo non piace a nessuno. Non piace ovviamente all’opposizione, che critica i fondamenti della norma stessa. La necessità, cioè, di cancellare le Province. Ma non piace neanche alla maggioranza. Non piace al Pd, che in passato ha lamentato una scarsa “concertazione” tra governo e partiti alleati. E ha prodotto un “proprio” ddl, a firma Cracolici, che modifica, in molti casi in modo netto, alcune impostazioni dell’esecutivo.

Anche l’Udc, attraverso il segretario regionale Pistorio ha criticato apertamente la bozza dell’assessore Valenti. Nonostante lo stesso Pistorio ricopra l’incarico di capo della segreteria tecnica dell’assessore alla Funzione pubblica. Oggi, in occasione di un forum organizzato dai sindacati confederali, il capogruppo dei centristi Lillo Firetto ha rilanciato: “La riforma è tutta da scrivere – ha detto – e dobbiamo fare in modo che, sul tema, si vada oltre gli annunci populistici o le sparate televisive. Il testo di Cracolici, non a caso, non è un testo ‘blindato’, ma lascia ampi margini di confronto e di possibili modifiche”.

Per Nello Musumeci, invece, l’abolizione delle Province “non comporterà alcun risparmio, come del resto – ha detto – ha spiegato apertamente la Corte dei Conti. Gli stipendi dei consiglieri provinciali, dei sindaci, dei consigli comunali non vanno intesi come un ‘costo della politica’. Ma come un ‘costo della democrazia’. Ed è la democrazia a subire un grave colpo da questa riforma, che avrà come unico risultato quello di impedire a quattro milioni di siciliani di esprimere il proprio voto”. E il tema, al di là dei motivi “di principio” potrebbe raccogliere in Aula consensi anche inaspettati. Il tema dei “territori”, del consenso cittadino e provinciale, infatti, spesso è avvertito in modo trasversale. Intanto, a conferma di quanto spiegato da Firetto: “La riforma è ancora tutta da scrivere”, il presidente della commissione Affari istituzionali Antonello Cracolici ha deciso di dare il via a una settimana di audizioni con tutti i soggetti coinvolti. A partire da oggi, fino a venerdì 6, in commissione verranno ascoltati i rappresentanti degli enti locali (tra cui Anci e Urps), i sindaci delle città metropolitane (Palermo, Catania e messina), gli attuali commissari delle Province, e i sindaci della parte occidentale e orientale della Sicilia. Oggi anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno “strappato” l’impegno a essere ascoltati.

Insomma, basterebbe questo per far sudare freddo parlamentari ed esponenti del governo. Ma nel piatto ricco del dicembre all’Ars c’è davvero di tutto. “Entro il 31 dicembre – ha assicurato ad esempio, a più riprese, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone – verrà applicato anche per le indennità dei deputati il ‘decreto Monti”. Più facile a dirsi, che a farsi. La questione, infatti, ha portato, solo negli ultimi due mesi, alla formazione di una commissione parlamentare, alle dimissioni del presidente di quella commissione, alla predisposizione di un disegno di legge che all’inizio è piaciuto a tanti (perché di fatto limitava gli effetti del decreto sulla busta paga dei deputati), ma subito dopo è stato sconfessato da quasi tutti i deputati regionali: “La difesa dello Statuto non sia vista come una difesa dei privilegi”. Parole sante. Peccato che durante una “riunione informale” a Palazzo dei Normanni di pochi giorni fa, i parlamentari presenti abbiano sollevato, per usare un eufemismo, qualche obiezione sull’applicazione tout court del decreto. Anche questo, come detto, dovrà diventare esecutivo entro la fine dell’anno. Quando l’Ars dovrà dire di sì anche alla legge sull’editoria, a quella sulla riforma della gestione dell’acqua in Sicilia (argomento molto sentito nei Comuni siciliani), bisognerà capire “cosa fare – spiega poi Falcone – delle migliaia di lavoratori della Formazione di enti a cui è stato tolto l’accreditamente, o spiegare cosa faranno gli ‘sportellisti’ allo scadere del progetto Spartacus”. Il tour de force dell’Ars comincia oggi. Adesso. Ed è già tardi.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI