PALERMO – Uno stretto rapporto tra informatori e scientifici e specialisti, volto a favorire il consumo di farmaci in cambio di un viaggio per tutta la famiglia o una somma di denaro. Ma non solo, per ripagare i medici “del favore” alcuni intermiediari avrebbero offerto anche gioielli e computer di ultima generazione. Si tratta del meccanismo venuto a galla dall’operazione “Do ut Des” eseguita dai carabinieri del Nas di Bologna in tutta Italia: 67 indagati, tra i quali due in Sicilia, uno a Palermo, l’altro a Messina, rispettivamente un endocrinologo ed un nefrologo.
I camici bianchi disposti a tutto, avrebbero intascato l’equivalente di circa cinquecentomila euro per migliaia di prescrizione contestate, mentre i reati ipotizzati dalle Procure della Repubblica di Rimini e Busto Arsizio (Va), vanno dall’associazione a delinquere alla corruzione, dall’istigazione alla corruzione alla truffa in danno del Servizio sanitario nazionale. Secondo gli investigatori, gli informatori scientifici di una nota azienda farmaceutica sollecitavano i medici finiti sotto accusa ad aumentare le prescrizioni di alcune specialità con l’inserimento in terapia di nuovi pazienti: in alcuni casi, i medici non esitavano a chiedere somme superiori e i dirigenti dell’industria non ci pensavano due volte ad incontrarli personalmente per contrattare a proprio favore.
“Il prossimo passo – spiega il tenente colonnello Giovanni Capasso dei Nas – è quello di verificare se queste prescrizioni hanno provocato danni alla salute dei pazienti, tra i quali molti bambini”. Tra gli indagati, infatti, ci sono anche dei pediatri.
Aggiornamento
“Si apprende dalla stampa che le indagini sono collegate all’inchiesta avviata dalla Procura di Busto Arsizio nel giugno del 2011. Sandoz ha collaborato appieno con le autorità nel corso dell’inchiesta di Busto Arsizio ed ha intrapreso le più severe azioni disciplinari nei confronti dei dipendenti coinvolti”. Lo afferma, in una nota, la ditta Sandoz che, precisa la nota, ” produce farmaci di elevata qualità e a prezzi accessibili, per la cura di patologie importanti, che rivestono un ruolo rilevante per migliorare la vita di migliaia di pazienti in tutto il mondo”.
“Sandoz condanna fermamente – si legge ancora nella nota – comportamenti che non siano nell’interesse della cura dei pazienti. L’indagine avviata dalla procura di Busto Arsizio è ancora aperta; per procedura interna, Sandoz non commenta sui procedimenti in corso”. Sandoz conclude spiegando che in questo caso “non è stata contattata dalle autorità e non si hanno ulteriori informazioni in merito, rispetto a quanto appreso dalla stampa”.