L’Italia dei Valori non parteciperà alle primarie a Palermo, almeno finché il Pd non rinuncerà a eventuali alleanze con il Terzo polo. E la Borsellino? “Sembra più una candidata nostra, che del Partito Democratico”. Parola di Antonio Di Pietro. L’ex ministro delle Infrastrutture, sbarcato a Palermo dove si è aperto il congresso dei Liberali, Democratici e Riformatori (Eldr), il terzo partito del Parlamento europeo di cui i dipietristi sono gli unici componenti italiani, ha colto l’occasione per parlare con i giornalisti dell’alluvione che ha colpito il messinese, dello scandalo Finmeccanica e delle prossime comunali del capoluogo siciliano. “Abbiamo anticipato a oggi questa conferenza – dice Di Pietro – per la strage avvenuta a Messina: siamo qui per esprimere il nostro cordoglio e la nostra commozione. Più che per cattedrali nel deserto, come il Ponte sullo Stretto, forse sarebbe stato meglio spendere un po’ di soldi per il dissessto idrogeologico del Paese, mettendo in sicurezza il territorio”.
Ma la prima domanda è sullo scandalo che ha coinvolto Finmeccanica: “Dicono che tutti i partiti sono coinvolti in questa storia? Ma tutti chi? Quando ci hanno proposto qualcosa, noi abbiamo rifiutato al contrario di quanto ha fatto anche la Lega. Non siamo di fronte all’ennesima vicenda tangentizia, ma a una innaturale prosecuzione, criminale e abominevole, del sistema di Tangentopoli. Non è il privato che paga la mazzetta, qui parliamo di soldi pubblici, di partiti che si finanziano con fondi neri. Una ruberia sistematica che noi avevamo già denunciato presentando quattro interrogazioni nei mesi scorsi. Finmeccanica è stata aggredita dalla lottizzazione politica, come un tempo l’Eni o l’Iri. E’ la mafia bianca, più sporca di quella nera”.
Poi inevitabile un passaggio sulla politica regionale e locale, specie in riferimento al governo Lombardo e alle amministrative. “A Roma abbiamo impedito che Gianni Letta entrasse nel governo – continua l’ex pm – sancendo una discontinuità col passato. Lo stesso vogliamo fare in Sicilia, rifiutando la politica degli inciuci e delle stanze buie. Noi lanciamo un appello al Pd, vogliamo costruire con loro e con altri un’alleanza riformista ma ci vuole una scelta di campo: devono stare o con l’uno o con l’altro”. Tranciante il giudizio sul governo Lombardo, definito come “un’esperienza di cuffariana memoria ma senza cannoli, una logica di rapporti clientelari e poco chiari politicamente e a volte giudiziariamente con cui non vogliamo avere niente a che fare”.
E sulla Borsellino aggiunge: “Noi facciamo i ponti d’oro alla Borsellino, una persona che rispettiamo e a cui manifestiamo stima e amicizia. Dobbiamo capire cosa vogliono fare i partiti, chi la appoggia. Certo, non è facile trovare qualcuno che parli per tutto il Pd. Non parteciperemo a primarie senza sapere se uno dei partiti tiene la porta aperta al Terzo polo: noi siamo abituati a rispettare le regole delle primarie. Però non stiamo con le mani in mano: avremo un nostro candidato, abbiamo tante persone preparate”. E a chi gli chiede un nome per le prossime elezioni, vista la candidatura di Fabrizio Ferrandelli e quella possibile di Leoluca Orlando, risponde: “Mettete Di Pietro, così non sbagliate”.