Salvini, chiesti 6 anni: "Intransigente per il consenso elettorale"

Salvini, chiesti 6 anni: “Intransigente per il consenso elettorale”

Il ministro è imputato per sequestro di persona

PALERMO – “I diritti dell’uomo vengono prima della difesa dei confini”, ha detto il procuratore aggiunto Marzia Sabella. È il concetto chiave dell’accusa contro Matteo Salvini. La Procura di Palermo ha chiesto la sua condanna a sei anni di carcere per il caso Open Arms.

Il ministro e leader della Lega è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito cinque anni fa lo sbarco di 147 migranti a Lampedusa.

Salvini, il giorno della requisitoria

Il procuratore aggiunto Sabella e i sostituti Calogero Ferrara e Giorgia Righi hanno concluso la requisitoria.

Secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica, Salvini avrebbe operato “un sequestro di persona” agendo “in violazione di convenzioni internazionali e di norme interne in materia di soccorso in mare e di tutela dei diritti umani”, ma anche di aver “abusato dei poteri allo stesso rimessi quale autorità nazionale di pubblica sicurezza”.

“Consenso elettorale”

I pubblici ministeri di Palermo hanno citato le deposizioni dell’allora presidente del consiglio Giuseppe Conte e dei ministri Giuseppe Di Maio e Danilo Toninelli per rafforzare il concetto che a spingere le scelte di Salvini fu la macchina del consenso elettorale. I suoi provvedimenti “contra ius (contraria al diritto)” erano “indubbiamente a vantaggio della propria immagine di politico intransigente nella gestione del fenomeno migratorio”.

“In questo procedimento si è prospettato che un natante di legno, in alto mare, navigasse in sicurezza, come se il capriccio di un’onda non avesse potuta farla ribaltare”, ha spiegato Sabella per smentire la linea difensiva Salvini, allora ministro dell’Interno e oggi delle Infrastrutture.

“L’innalzamento dei confini non evita i morti, ma semplicemente consente a chi sta dall’altra parte di non vederli e non contarli. Il governo Conte 1 prevedeva di sensibilizzare l’Europa per ottenere un’equa redistribuzione dei migranti e il ministro dell’Interno – ha spiegato il magistrato in uno dei passaggi della requisitoria – ha ritenuto di poter squilibrare le unità di misura dei beni giuridici in gioco in favore dei porti chiusi, come strumento di difesa dei confini e di pressione sugli Stati membri: di fronte al fallimento di quel sistema si è poi ritenuto non di rivederlo, ma di avventurarsi in atti amministrativamente illegittimi e penalmente rilevanti”.

Il soccorso in mare

“Il principio chiave è quello del soccorso in mare, che viene dall’Odissea, da tempi ancestrali. Persino in guerra c’è l’obbligo del salvataggio in mare a conferma dell’universalità dei beneficiari. In questo processo affrontiamo il tema dei diritti dell’uomo, la vita, la salute e la libertà personale che prevalgono sul diritto a difendere i confini”, ha detto il pm Ferrara.

Che ha aggiunto: “L’Onu ha stabilito che la rotta del mediterraneo centrale sia la più pericolosa del mondo, chiede collaborazione nelle operazioni di ricerca e salvataggio e mette come prioritario la tutela della vita dei naufraghi”.

Poi l’affondo: “Tutti i funzionari, tutti i ministri, tutti i testimoni che abbiamo sentito in questo processo hanno detto di non sapere se a bordo della Open Arms ci fossero stati terroristi, armi, materiale propagandistico. Anche i riferimenti ai tentativi di ridistribuzione dei migranti prima del rilascio del porto sicuro non può funzionare: non ci può essere subordinazione del rispetto diritti umani e alla ridistribuzione dei migranti. Prima si fanno scendere i migranti e poi si ridistribuiscono: altrimenti si rischia di fare politica su gente che sta soffrendo”.

La difesa del ministro

Al contrario chi fa politica, secondo l’avvocato di Salvini, Giulia Bongiorno, è proprio la Procura. Così ha detto durante una pausa del processo: “Nel caso Open Arms, a prescindere dalle anomalie della navigazione e dal fatto che c’erano rischi che ci fossero a bordo dei terroristi, sono state adottate delle misure proprio per garantire la tutela e la protezione dei migranti. Adesso, più che analizzare questo aspetto, mi preme rilevare che in questa introduzione è di intuitiva evidenza che il pubblico ministero sta procedendo ad una requisitoria contro il Decreto sicurezza bis, che è un atto del governo, contro la linea politica prima redistribuire e poi sbarcare”.

Ed ancora: “Il pm che ha detto che non voleva essere un intervento contro la politica, nel momento in cui dice che un tavolo tecnico a cui partecipava l’attuale capo della Polizia, le direttive e i decreti sono inaccettabili, intollerabili e in contrasto con i diritti umani, in realtà, sta processando la linea politica di quel governo”.

Il presidente Roberto Murgia ha rinviato il processo al 20 settembre quando prenderanno la parola le parti civili. Il 18 ottobre è prevista l’arringa della difesa di Salvini.

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