PALERMO – Confermate in appello le assoluzioni al processo “Hiram” sui presunti aggiustamenti in Cassazione di processi sponsorizzati da Cosa nostra e massoneria. La sentenza arriva nonostante il faccendiere che era ritenuto al centro della vicenda, Rodolfo Grancini, avesse ammesso di avere corrotto alcuni impiegati della Suprema Corte.
Grancini, originario di Orvieto, che in Umbria ha fondato alcuni dei circoli delle Libertà di Marcello Dell’Utri, in primo grado è stato condannato. La sua posizione era stata separata dai suoi cinque coimputati. Ora tutti assolti. Si tratta di Calogero Licata, ex assessore comunale e imprenditore di Canicattì (Agrigento); il commesso della Cassazione Guido Peparaio,; il marsalese Nicolò Sorrentino, Michele Accomando, di Mazara del Vallo, e Renato De Gregorio. Alcuni degli imputati finirono pure in carcere.
Secondo l’accusa i fascicoli veniva ben nascosti in modo che i processi, finiti nel dimenticatoio, arrivassero alla prescrizione. Tra i beneficiari, anche Giovanbattista Agate, fratello del boss di Mazara del Vallo Mariano. Tutte accuse che non hanno retto al vaglio dei giudici di primo e secondo grado.