CATANIA- Udienza fiume del processo d’appello che vede imputato Raffaele Lombardo per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Collegati in videoconferenza dai siti riservati, i collaboratori giustizia hanno risposto alle domande dei pm Agata Santonocito e Sabrina Gambino. Il primo è Giuseppe Scollo, santapaoliano che operava col gruppo di Lineri. Proveniente dalla diaspora dei malpassoti – ovvero di tutti quelli che transitarono in altre famiglie dopo il pentimento del patriarca Giuseppe Pulvirenti “u malpassotu”- Scollo riferisce in udienza di essere stato contattato da Vincenzo Sapia, anch’egli appartenente al clan Santapaola-Ercolano, per cercare voti a Raffaele Lombardo, il quale – nelle parole del collaboratore – “si diceva essere vicino alla famiglia Santapaola”. Per Scollo quella che proviene da Sapia nel 2010 era una conferma di quello che aveva già sentito in carcere dai fratelli Mario e Alessandro Strano: “Eravamo nella stessa cella a Bicocca – dichiara Scollo di fronte al collegio presieduto dalla giudice Tiziana Carrubba – e in un’occasione che lo abbiamo visto in televisione, Mario Strano esclamò: ‘chistu è manciatariu, ha a che fare con i Mirabile”. Scollo colloca l’episodio riferito in un lasso temporale che va dall’agosto 2007 al dicembre 2009. La difesa, rappresentata in aula dagli avvocati Filippo Dinacci e Alessandro Benedetti, a questo punto richiede l’acquisizione dei certificati di detenzione e di co-detenzione e l’audizione di Mario Strano. Raffaele Lombardo rende dichiarazioni spontanee.
Ma la vera scossa al processo la dà Fabrizio Nizza di Librino quando riesce a circostanziare temporalmente i ricordi relativi ai racconti del fratello Daniele, ritenuto dagli inquirenti il reggente della famiglia egemone nel traffico di stupefacenti a Librino in quel momento. Un fiorente mercato che consentiva anche di effettuare investimenti, come nel caso dell’utilizzo dei proventi dell’attività di spaccio a fini politici: “Compravamo i voti con la marijuana – afferma Nizza in udienza – questo a Librino, in altri quartieri venivano dati direttamente soldi o spesa dei supermercati della famiglia nella zona degli Angeli Custodi”. Tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008, presumibilmente a Marzo, Fabrizio ricorda un episodio: “Mio fratello Daniele mi disse si doveva votare Angelo Lombardo per il partito di Raffaele – dichiara – in un’altra occasione mio fratello Giovanni stava raccontando a Daniele di un cugino di Lombardo che diceva essere dei caccagnusi, una storia che secondo mio fratello Daniele non poteva essere visto che Lombardo era nelle mani di Enzo Aiello”. “Che significa ‘nelle mani’ – chiede l’accusa – Sig. Nizza?”, “Che gli gestiva gli appalti”, risponde. “Mio fratello Daniele mi disse che l’appoggio gliel’aveva chiesto Angelo Lombardo direttamente – specifica Nizza – io chiesi a Daniele: Se questo politico sale, noi cosa ne abbiamo in cambio? Avrai il suolo pubblico per il rifornimento, mi rispose”. Nizza si riferisce al progetto di realizzare un rifornimento di carburante nel quartiere di Librino, attività mai sorta: “Comu finiu co suolo pubblico? Ho chiesto a Daniele dopo le elezioni – racconta – ma mi disse che era ancora troppo presto. Poi gliel’ho richiesto nel 2010 e mi ha risposto: nta stu momentu su tutti indagati. In compenso Angelo gli aveva dato 30 mila euro, mi disse mio fratello”. “Come?”, chiede la difesa, “Ci resi i soddi, soddi liquidi avvocato”. Alla fine della deposizione la difesa cerca di far emergere la parziale ritrattazione contenuta nel verbale delle dichiarazioni del 9 giugno 2015, relative a Nino Strano: “Avvocato non mi sto buttando a negativa, non lo ricordo”.
È il turno di Palma Biondi, collaboratrice di giustizia e moglie di Eugenio Sturiale. Molto vicina a Santina Rapisarda moglie dello “zio Nino Santapaola, fratello di Nitto”, accompagnava spesso il marito alle riunioni: “Sentivo parlare dei Lombardo solo per il ruolo che ricoprivano, per quello che ne so io – afferma – erano appoggiati dai Santapaola”. “Fu Santo Russo, nell’estate del 2008, a raccontarmi dell’episodio del pestaggio subito da Angelo Lombardo. Russo era uno che ammirava il nostro ambiente e chiese a mio marito di fargli da padrino di cresima. Era inoltre molto legato a Santo Castiglione che in un determinato momento aveva tante deleghe assessoriali, io e mio marito incontrammo Castiglione in una legatoria di via Ventimiglia”.
L’ultimo in rassegna è Francesco Campanella, collaboratore ed ex esponente della famiglia di Villabate: “Io fui reclutato proprio perché ero un politico, Cosa nostra infiltra i suoi uomini all’interno dei partiti e dei movimenti per guidare e influenzare le decisioni e le strategie elettorali dall’interno – afferma Campanella – io mi interessai per far incontrare Paolo Marussig con Raffaele Lombardo che conoscevo da tempo per militanza politica, l’imprenditore cercava di trovare sponsor politici capaci di neutralizzare quelli dei suoi competitor negli affari dei centri commerciali. Lo accompagnai a Catania ma non ricordo i dettagli dell’incontro”. Alla domanda dei pm su Mario Ciancio Sanfilippo afferma: “Questo nome non mi dice nulla”.
Si continua il 19 aprile prossimo dove verrà sentito Rosario Di Dio boss di Palagonia, principale accusatore di Raffaele Lombardo che nei verbali pubblicati dalla nostra testata riferisce di aver fatto incontrare l’ex presidente della Regione e Angelo Santapaola