Chiesto il sequestro dei beni |La difesa: "Attendiamo l'appello" - Live Sicilia

Chiesto il sequestro dei beni |La difesa: “Attendiamo l’appello”

Sebastiano Scuto, in attesa della sentenza in appello per l’accusa di associazione mafiosa, dovrà affrontare un altro processo questa volta relativo al sequestro dei suoi beni. La procura generale, infatti, ha presentato il ricorso in appello dopo che la richiesta era stata rigettata in primo grado. L’udienza, però, ha subito un rinvio. (Nella foto Scuto al centro tra Ronsisvalle e Grasso)

CATANIA – La vicenda giudiziaria di Sebastiano Scuto, conosciuto in Sicilia come il Re dei Supermercati essendo stato il titolare del colosso della grande distribuzione Aligrup, si arricchisce di nuovi risvolti, che questa volta potrebbero colpire direttamente il suo patrimonio, anche personale.  Riprenderà, infatti, il 19 giugno prossimo il processo in appello sulla proposta di applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali a carico di Scuto, che disporrebbe, se accolta, il sequestro dei beni con il successivo avvio per la procedura di confisca. In primo grado il tribunale rigettò la proposta presentata dalla procura.

Nella foto Scuto al centro tra Ronsisvalle e Grasso

L’imprenditore è imputato per associazione mafiosa in un altro processo: accusa per la quale è stato già condannato in primo grado alla pena di 4 anni e 8 mesi. In appello pesa invece una richiesta di condanna da parte del Pg Gaetano Siscaro a 12 anni e 8 mesi, la sentenza è attesa nelle prossime settimane.

La richiesta di misura di prevenzione, che ha ad oggetto l’accertamento della “pericolosità di Scuto”, ha subito un nuovo rinvio, il terzo. Su questo procedimento esprimerà il suo parere Il Pg Gaetano Siscaro in ordine alle produzioni documentali richieste dalla difesa di Scuto, che ruotano attorno alla motivazione della sentenza di condanna con confisca parziale. “L’obiettivo – ha specificato nelle ultime udienza Sostituto procuratore generale – è quello di evitare accertamenti paralleli e conflittuali tra loro”.

Nonostante il giudice di primo grado “non dubitò della pregressa pericolosità sociale di Scuto” a mancare fu il requisito dell’attualità. I fatti, sui quali si basava la proposta di applicazione della misura, “risalivano – si legge nella sentenza – all’inizio degli anni novanta cioè a circa a quindici anni fa”. Argomentazioni, secondo la Procura, non condivisibili. “Il requisito dell’attualità della pericolosità di Scuto – si legge nella richiesta d’appello – va rilevato in relazione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere” e non al fatto se si trovasse sottoposto a detenzione in un istituto penitenziario. Scuto, infatti, fu scarcerato “esclusivamente – sottolinea il Pg nel ricorso – per motivi di salute e non perché siano venute meno esigenze cautelari e pericolosità dell’indagato”.

L’avvocato difensore di Sebastiano Scuto, Giovanni Grasso contattato da LiveSiciliaCatania commenta: “Si aspetta la sentenza del processo d’appello per poter discutere in merito a questa richiesta del Pg”.

 


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