PATERNO’. Un 8 marzo insolito. Una domenica trascorsa volutamente in modo differente. I rappresentanti delle associazioni di volontariato e del panorama sociale della città e del territorio assieme al Comitato per l’ospedale di Paternò, questa mattina, si sono dati appuntamento dinanzi all’ospedale “Santissimo Salvatore”. Persino la stampa locale non si è risparmiata chiedendo una presa di posizione netta sulla questione. Un rendez vous dinanzi a quella struttura sanitaria che da Polo di riferimento del comprensorio (come figurava nel Piano sanitario del 2008) si è ritrovata di colpo ad essere declassata nei servizi e nei programmi che la riguardano. Nel mezzo solo silenzio. Tanto silenzio. Da parte di tutti o quasi. Un muro di gomma che alla luce degli sviluppi degli ultimi anni disegna un quadro parecchio inquietante. L’ultimo scippo in ordine di tempo è stato quello del Punto nascite: chiuso su Decreto dell’assessore regionale, Borsellino. Ed allora, oggi, un sit-in organizzato e “convocato” dalle associazioni della città non solo per manifestare il proprio disappunto: ma anche per affermare un principio di verità e giustizia in una vicenda legata al nosocomio paternese che nasconde ancora tanti lati oscuri.
A partire da quei lavori di consolidamento che erano scattati nel 2008 per qualche giorno appena e poi incredibilmente fermatisi. “Ci fu un errore di progettazione”, venne detto dall’Asp 3 di Catania su insistenza del Comitato e di una parte della politica locale. Piccolo particolare: quel progetto venne liquidato per centinaia e centinaia di migliaia di euro. Ad oggi, nessuno ha pagato per “quell’errore” ed anzi il “Santissimo Salvatore” si è indebolito perdendo anche buona parte dei propri servizi. Tutto è stato fatto scorrere senza muovere un dito. Al Palazzo di Giustizia di Catania giacciono due differenti esposti che chiamano in causa i possibili responsabili di una vicenda che oggi torna alla ribalta prepotentemente.
“E’ chiaro che la politica degli ultimi anni e sino ad oggi abbia una grossa fetta di responsabilità – è riecheggiato più volte nel corso della manifestazione -: ma oggi dobbiamo rivendicare i nostri diritti che sono quelli alla salute, alla sicurezza ed al conoscere la verità su tutto quello che è accaduto sinora”. Nel frattempo, va detto che sulla chiusura del Punto nascite vi è un ricorso avanzato al Tar dal Comune di Paternò che pare essere restato come l’ultimo baluardo al quale trovare un appiglio.