PALERMO – Un altro rinvio per il disegno di legge che riforma le Province. Dopo che la commissione Affari istituzionali non era riuscita a esprimersi sulla pioggia degli emendamenti presentati nelle ultime ore, il testo è ugualmente approdato a Sala d’Ercole. La discussione sulla riforma è stata inaugurata facendo leva sui meccanismi regolamentari. I 194 emendamenti presentati in commissione non sono quindi stati presi in considerazione, così come non è stato preso in considerazione il maxi-emendamento di riscrittura che era stato presentato dal presidente della prima commissione Marco Forzese. Ci sarà tempo fino alle ore 18 di venerdì per presentare nuovi emendamenti, che saranno esaminati dagli uffici competenti che decideranno sulla loro ammissibilità nella mattina di lunedì. Nel pomeriggio invece si tornerà in commissione, che potrà esprimere il proprio parere sugli emendamenti. Un parere comunque non vincolante, che non potrà bocciare ma solo accompagnare in Aula.
Martedì quindi si tornerà a Sala d’Ercole e partirà la discussione. “La decisione sul percorso da seguire non è semplice – dice il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone – ma c’è e ci sarà rispetto massimo per il Parlamento. L’intenzione è quella di esitare entro la settimana prossima un disegno di legge. Abbiamo deciso comunque di non espropriare la commissione, che comunque esprimerà un parere. E’ importante non partorire un obbrobrio giuridico”. Prima dei lavori d’Aula il presidente della Regione aveva però lanciato un monito, rivolto sia alla maggioranza che all’opposizione. “Non mi accanisco certo per i rinvii – dice Rosario Crocetta – anche se in campo c’è uno scontro titanico con la politica ed i partiti. Questa classe politica non si rende conto che c’è intorno una contestazione globale. In discussione non c’è solo la questione delle Province, ma un tema di democrazia e di spesa pubblica”.
Da parte dell’ex sindaco di Gela quindi l’attacco a chi si vuole mettere di traverso sul disegno di legge d’iniziativa governativa: “Siamo davanti ad una casta che si chiude in se stessa – sostiene – e vuole difendere altre caste e cricche, tutelando il proprio consenso clientelare”. Frasi simili a quelle pronunciate dall’ex capogruppo democratico Antonello Cracolici: “I siciliani ci guardano, l’Italia ci guarda, abbiamo tutti gli occhi puntati addosso. Dunque, le cose sono due: o sciogliamo le Province, o tanto vale sciogliere l’Ars. Se la riforma dovesse affondare, saremmo travolti tutti”.