Il governo ko per la terza volta |Più difficile creare un Consorzio - Live Sicilia

Il governo ko per la terza volta |Più difficile creare un Consorzio

Il governo aveva fissato quel limite a 150 mila abitanti. Ma il voto segreto ha mostrato ancora una volta le crepe nella maggioranza: la soglia minima per creare un nuovo ente infatti viene elevata a 180 mila abitanti. Più complicata la nascita, tra gli altri, del Consorzio di Gela. Intanto, dal Pd sono in tanti a chiedere a Crocetta un dialogo con le opposizioni.

PALERMO – E’ mancata la “bagarre”, le urla che avevano contrassegnato le precedenti sedute. Sono mancate le polemiche plateali, palesi. Ma anche stavolta, il governo ha “bevuto”. È andato sotto, insomma, su un emendamento sul quale aveva dato parere negativo. Mostrando, ancora una volta, le tensioni vive all’interno della maggioranza. Governo e maggioranza che però portano a casa un altro risultato. L’articolo due della riforma delle Province è stato approvato, con una modifica sostanziale. E che riguarda il limite minimo di abitanti necessario per la formazione di un nuovo Libero consorzio. Non saranno 150 mila, come richiesto dal governo, bensì 180 mila. Con un effetto pratico immediato: sarà più difficile, ad esempio, la nascita del Consorzio di Gela, tanto caro al governatore.

E la nascita di un nuovo Consorzio non sarà così automatica. Fermo restando l’assetto che ricalca le attuali Province (alle quali si sostituiranno, automaticamente, i Liberi Consorzi), la nascita di nuovi enti dovrà avvenire all’interno di una serie di paletti. I Comuni, infatti, entro sei mesi dalla pubblicazione del ddl di riforma potranno chiedere di formare il nuovo ente. Ma per farlo dovranno rispettare, appunto, una serie di requisiti. Quello della continuità territoriale, innanzitutto. E poi, il già citato limite minimo di 180 mila abitanti complessivi. Ma non solo. Per l’adesione, i Comuni dovranno esprimersi attraverso delibere approvate dai due terzi dei componenti del Consiglio comunale, e dopo un referendum confermativo. Tutto questo iter, quindi, va completato in sei mesi.

Come detto, però, anche oggi non è mancato lo scivolone del governo. Caduto su un emendamento dalla storia un po’ particolare. Presentato inizialmente da Alloro e da altri deputati Pd, è stato “raccolto” in Aula dall’opposizione, dopo la scelta dei democratici di ritirarlo. Riproposto dal centrodestra, quindi, è passato. Mandando “a gambe all’aria” il governo, che aveva espresso parere negativo. E sono tre. Dopo la norma che “stoppa” le Città metropolitane e dopo quella che introduce il referendum confermativo, ecco che nel testo voluto da maggioranza e dal presidente Crocetta, spunta anche il limite di 180 mila abitanti.

Un limite sul quale si è accesa una piccola bagarre in Aula, e un anche un “giallo”: che fine farà la Provincia di Enna, che conta un numero di abitanti inferiori a quella soglia? Secondo il governatore, individuare quel limite avrebbe rischiato di portare persino alla cancellazione della Provincia ennese. Una “lettura” avallata inizialmente dal presidente della prima commissione Antonello Cracolici. Ma bollata come “terrorismo psicologico” dal capogruppo del Cantiere popolare Toto Cordaro, che ha ricordato come l’esistenza dei nove consorzi scaturiti direttamente dalle nove Province siano comunque garantiti, a prescindere dal numero di abitanti. E in questo senso, è stata ritirata proprio dalla prima commissione la norma che prevedeva lo scioglimento di un “vecchio” Libero Consorzio nel caso in cui, con l’adesione di alcuni dei suoi Comuni a un nuovo ente, la popolazione fosse scesa al di sotto dei 180 mila abitanti. Di certo, però, c’è che il nuovo limite rende ancora più difficoltosa la nascita di nuovi Consorzi.

E il nuovo ko del governo, è stato commentato così dal deputato Pd Giuseppe Lupo, in questi giorni tra i più critici nei confronti delle modalità scelte dalla maggioranza per portare avanti l’iter della norma: “Come temevo – ha detto Lupo – è un percorso a ostacoli dovuto al traballare della maggioranza, speriamo di raggiungere il traguardo con una riforma che abbia ancora senso. Per salvaguardare l’impianto originario della riforma è auspicabile che il Presidente della Regione Crocetta assuma l’iniziativa di ricercare la massima convergenza tra tutte le forze parlamentari – dice ancora l’ex segretario del PD siciliano – La maggioranza non può essere in balia del M5S”.

Ma l’intesa invocata da Lupo è ancora lontana. Lontanissima. Perché l’opposizione non si muove dalla propria posizione. “Abbiamo chiesto – ha detto Marco Falcone (Forza Italia) – un dialogo. Ma finora ci è stato negato. Di certo, non ci spostiamo dalla nostra idea: l’elezione diretta almeno per i presidenti dei Liberi consorzi”.

“Non se ne parla nemmeno – ha commentato il capogruppo del Pd Baldo Gucciardi – vorrebbe dire stravolgere il senso stesso della riforma. La democrazia non può essere solo una questione ‘di muscoli’, ma anche di coerenza. Va bene cercare l’intesa, ma non fino al punto da mettere in discussione i propri principi”.

Un’intesa però, è richiesta fortemente all’interno dello stesso Pd. Stamattina proprio Mario Alloro aveva detto: “Resto dell’idea che sarebbe utile un dialogo con il centrodestra sulla riforma delle Province: quando si scrivono le regole, queste devono essere condivise, non si possono approvare a colpi di maggioranza”. Un’idea non condivisa da tutti i partiti alleati del governo. “Un’intesa con le opposizioni? – ha detto il capogruppo di Articolo 4 Luca Sammartino – Per carità, è sempre auspicabile. Ma a patto di lavorare a un miglioramento della legge, non certo per scardinarla. In quest’ultimo caso, è preferibile che la maggioranza voti e si misuri in Aula”. E il braccio di ferro proseguirà la prossima settimana. Da martedì si passa all’esame dall’articolo 3, che riguarda gli organi dei Liberi consorzi. I prossimi scogli in vista sono quelli che riguardano le modalità di elezione di questi organi. Altre bucce di banana sulle quali il governo rischia nuovamente di scivolare.

19.27 Aula rinviata a martedì alle 16.

19.26 Approvato l’articolo 2.

19.21 Si passa alla votazione finale dell’articolo 2 del ddl.

19.05 Turano (Udc): “Oggi leggo che io sarei contrario alle nomine del governo nella mia Provincia, quella di Trapani (il riferimento è alla nomina di Antonio Ingroia a commissario della Provincia di Trapani, ndr). Io vorrei solo conoscere le motivazioni per la mancata riconferma del vecchio commissario, che credo abbia lavorato bene”.

18.43 Governo di nuovo sotto ed è la terza volta in tre giorni: approvato l’emendamento che eleva il limite minimo per la formazione di un Libero Consorzio a 180 mila abitanti. Questa norma rende più difficile la nascita del Libero Consorzio di Gela, che stava molto a cuore al presidente Crocetta.

18.42 Nello Musumeci:“Sconfitto già all’inizio nel voto sulla cosiddetta riforma delle Provincie, Crocetta ricorre all’ultima arma che gli rimane: minacciare le sue dimissioni e mandare tutti a casa. Invece di ricorrere al ricatto ed alla rappresaglia- che ci lasciano assolutamente indifferenti – il Governatore farebbe bene a ricercare ampie convergenze tra i parlamentari e correggere un Disegno di Legge che, se approvato,produrrebbe devastanti danni, come la moltiplicazione dei costi e la espropriazione del voto per 4 milioni di Siciliani”.

18.40 Respinto l’emendamento che intendeva elevare a 200 mila abitanti la soglia minima per la formazione di liberi Consorzi.

18.30 Formica (Lista Musumeci): “E’ importante quanto ha detto la Conferenza episcopale, perché a parlare non è una delle parti in causa”.

18.25 Figuccia (Forza Italia): “C’è già una norma di salvaguardia per i Consorzi che si formeranno come trasformazione diretta dalle vecchie Province. Insomma, la Provincia di Enna è già garantita”.

18.21 Si passa al voto degli emendamenti all’articolo due. Riguardano i limiti minimi di abitanti per la formazione dei Liberi consorzi.

18.13 Lentini (Udc): “I deputati guardino le loro Province. Le strade sono da terzo mondo. Perché in passato interessava solo guidare le Province, non rispondere alle esigenze dei cittadini. Non è solo un problema di spending review, ma il fatto che le Province non rispondano al territorio”.

18.11 Lantieri (Grande Sud): “Non possono nascere due liberi consorzi in provincia di Enna”.

18.08 Alloro (Pd): “In effetti è come dice l’onorevole Cordaro. Ma è anche vero che, se alziamo la soglia a 200 mila, considerato che la Provincia di Enna ha 187 mila abitanti, non daremmo la possibilità ai Comuni dell’Ennese di aderire ad altro libero Consorzio. Creando una disparità di trattamento evidente”.

18.02 Cordaro (Cantiere popolare): “Cracolici ha voluto fare, in buona fede spero, terrorismo psicologico nei confronti dei deputati delle Province cosiddetta ‘piccole’. Una cosa sono i Consorzi che si formano come trasformazione diretta dalle vecchie Province, un’altra cosa sono i nuovi Liberi consorzi che si formerebbero successivamente. Per i Consorzi che derivano dalle vecchie Province non si parla di limite di abitanti”.

17.56 Dopo una breve pausa, riprende Cracolici. “L’emendamento che prevede di alzare oltre i 170 mila euro il limite minimo per la formazione dei Liberi consorzi, mette in discussione il Consorzio di Enna”.

17.49 Il presidente della prima commissione Cracolici (Pd): “Non ci possono essere Liberi consorzi con criteri diversi. Sarebbe violato l’articolo 3 della Costituzione”.

17.47 Rinaldi (Pd): “A Messina potrebbe accadere che appena quattro Comuni possano formare un Libero consorzio col trasferimento di funzioni ampie. Senza contare il peso che finirebbero per avere i sindaci di quel Consorzio. C’è qualcosa che non funziona”.

17.41 Il presidente Crocetta: “La quota che abbiamo previsto, quella di 150 mila abitanti, è stata individuata per precisi motivi. Si era previsto a un meccanismo di salvaguardia delle antiche Province, prevedendo addirittura una soglia più bassa di abitanti. Alzare la soglia potrebbe voler dire di eliminare automaticamente la provincia di Enna”.

17.38 Fontana (Nuovo centrodestra): “La soglia cui si fa riferimento non riguarda i nove consorzi iniziali, bensì quelli che si formeranno dopo sei mesi. Credo che la soglia più giusta sia quella dei 300 mila, ma mi auguro non si scenda sotto i 250 mila abitanti”.

17.35 Ragusa (Udc): “Il governo ha sempre parlato chiaro: nel programma elettorale c’era la riforma delle Province. E dobbiamo trovare un modo per arrivare a questo obiettivo. Io credo sia necessario tendere la mano anche all’opposizione”.

17.30 Arancio (Pd): “Un nostro emendamento garantisce il mantenimento in vita di ognuno dei nove liberi consorzi anche nel caso in cui la formazione di un nuovo libero consorzio porti il numero di abitanti del vecchio al di sotto dei 150 mila abitanti”.

17.27 Malafarina (Megafono): “Forse è arrivato il momento in cui l’Aula sia composta e diventi degna di un Parlamento. Voglio anche stigmatizzare l’ostruzionismo dell’opposizione. Questa legge comporterà anche la riduzione delle spese”.

17.23 Milazzo (Forza Italia): “I siciliani lo hanno capito: volete fare lo spezzatino dei Liberi consorzi”.

17.18 Greco (Pds): “Ho presentato a 400 mila abitanti la soglia minima per la formazione di un nuovo Consorzio. Sono pronto a scendere a 300 mila…”.

17.12 Il presidente dell’Ars Ardizzone ha letto le parole di apprezzamento dei vescovi siciliani nei confronti delle norme di riduzione di spesa varate dall’Assemblea.

17.07 Falcone (Forza Italia): “Troppi passi falsi nell’iter di questa norma? Credo sia l’esito scontato quando si decide di rifiutare ogni proposta di intesa o dialogo”.

17.01 Il capogruppo di Articolo 4 Sammartino: “Speriamo che oggi si riesca ad approvare l’articolo 2 del ddl. E ci auguriamo che il presidente Ardizzone faccia rispettare il regolamento. Un’intesa con le opposizioni? Per carità, è sempre auspicabile. Ma a patto di lavorare a un miglioramento della legge, non certo per scardinarla”.

16.58 Iniziata la seduta d’Aula.

Il tentativo di larghe intese passa anche da Roma. Del resto, il governatore, dopo il primo ko sulle Città metropolitane, più che nei confronti della sua maggioranza aveva puntato l’indice contro l’opposizione. Contro il Nuovo centrodestra di Alfano, per esempio, che a “nella Capitale – ha detto Crocetta – si accorda col Pd sull’abolizione delle Province mentre a Palazzo dei Normanni fa opposizione vera. E intransigente”.

Una tesi, quella di Rosario Crocetta, rilanciata oggi dal capogruppo del Pd all’Ars Baldo Gucciardi: “Sulle Province, Nuovo Centrodestra e Forza Italia – ha detto il deputato – hanno un atteggiamento a dir poco schizofrenico: a Roma dicono di volerle riformare, in Sicilia invece alzano le barricate pur di mantenerle. E’ difficile confrontarsi con forze politiche che dicono una cosa, e poi fanno l’opposto. Appena pochi mesi fa il leader del Ncd Angelino Alfano ha presentato un ddl alla Camera dal titolo ‘Abolizione delle Province’, per non parlare di Silvio Berlusconi che, a proposito del superamento delle Province, ripete da anni ‘non e’ un’opinione, ma un impegno chiaro e preciso, scritto nel nostro programma’. Nonostante questa posizione apparentemente netta, le due forze politiche all’Ars si comportano in maniera opposta, ostacolando una riforma che servirebbe a modernizzare la Sicilia, risparmiare, migliorare i servizi e snellire il nostro assetto amministrativo. A questo punto – conclude Gucciardi – mi sorge un dubbio: gli esponenti siciliani di Forza Italia e del Nuovo Centrodestra hanno letto il loro programma elettorale?”.

Chissà, quindi, se oggi, in Transatlantico, il neo segretario del Pd Fausto Raciti e il coordinatore regionale del Nuovo centrodestra Giuseppe Castiglione hanno affrontato anche questo tema. Un lungo faccia a faccia, quello tra il fresco leader del PD siciliano e il “big” degli alfaniani nell’Isola. Insomma, è il momento delle grandi manovre. “Questo voto avrà refluenze gravi a livello nazionale” aveva del resto tuonato Crocetta qualche giorno fa.

Ma a dire il vero, i problemi maggiori, più che con le opposizioni, il governo li ha proprio con gli alleati. Si sta estendendo, infatti, l’area di chi chiede al presidente un maggiore dialogo con le forze di minoranza. Un’intesa, insomma, che non potrà non passare dal riconoscimento dell’elezione diretta dei presidenti dei Liberi consorzi.

“Resto dell’idea – ha detto uno dei più critici, tra i deputati del Pd, Mario Alloro – che sarebbe utile un dialogo con il centrodestra sulla riforma delle Province: quando si scrivono le regole, queste devono essere condivise, non si possono approvare a colpi di maggioranza. Perfino Renzi ha ritenuto opportuno coinvolgere il centrodestra, e Berlusconi in particolare, nel dibattito sulla legge elettorale. Un dialogo con le opposizioni sulla riforma in discussione all’Ars – aggiunge Alloro – non solo agevolerebbe l’approvazione del ddl, ma con ogni probabilità servirebbe a scrivere una norma migliore. Credo che i margini per un dialogo ci siano ancora: la maggioranza rifletta seriamente”.

Giuseppe Lupo ha rilanciato: “Se il governo Crocetta va ancora sotto temo un grande pasticcio. Piuttosto che procedere a colpi di maggioranza meglio tentare l’intesa con tutte le forze parlamentari. Diversamente sarà il M5S a fare l’ago della bilancia di una maggioranza che traballa. Così si rischia lo stravolgimento della riforma”.

Ma come detto, le tensioni interne alla maggioranza sono evidenti. Ieri, ad esempio, Articolo 4 ha insistito, d’accordo col governo, col procedere nellla votazione, nonostante le opposizioni chiedessero una conferenza dei capigruppo e quindi un confronto. Pochi minuti dopo, però, il governo è andato sotto. Affondato ancora una volta da franchi tiratori e assenti.

L’esito finale è stato di 39 a 37 a favore dell’emendamento dei grillini che introduceva il referendum come strumento necessario per l’adesione di un Comune al Libero Consorzio. In quel momento, avevano votato la bellezza di 46 deputati di maggioranza. Uno scivolone clamoroso, quindi. Dovuto al comportamento di almeno 9 franchi tiratori. Ai quali vanno assunti i soliti “assenti sospetti”. In due, Salvatore Cascio (Articolo 4) e Mimmo Turano (Udc) pur presenti alla seduta risultano tra gli assenti al voto. E oggi sul cammino della riforma, probabilmente sono disseminate altre trappole.


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